Editore: Einaudi
Prima edizione italiana: 1996
Pagine: 315
Sinossi: In una città qualunque, di un Paese qualunque, un automobilista è fermo al semaforo, in attesa del verde, quando si accorge di perdere la vista. All'inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero, ma non è così. Gli viene diagnosticata una malattia sconosciuta: un "mal bianco" che avvolge le vittime in un candore luminoso, simile a un mare di latte. Non si tratta di un caso isolato: è l'inizio di un'epidemia che colpisce progressivamente tutta la città e l'intero Paese. I ciechi vengono rinchiusi in un ex manicomio e costretti a vivere nel più totale abbrutimento da chi non è stato ancora contagiato. Tra la violenza e la lotta per la sopravvivenza si inserirà la figura di una donna che, con un gesto d'amore, ridarà speranza all'umanità.
Commento: Ultimamente le opere letterarie tanto osannate non mi convincono, e questo famosissimo libro di Saramago non fa eccezione.
Il tutto si riassume in una storia surreale e grottesca, che avrebbe avuto tutti i requisiti per entrare nella mia top100 libraria, in quanto mi è piaciuta molto e l'originalità non le manca di certo. Il problema però è che viene rovinata da una scrittura a dir poco fastidiosa, dove i dialoghi diretti si confondono con il testo narrato (perché non esistono le virgolette, o qualsiasi altro segno grafico che possa distinguerli dal resto) e non esistono punti interrogativi (è quindi evidente la difficoltà di capire il senso di alcune frasi nell'immediato istante in cui le si legge).
Sono del parere che gli esercizi di stile debbano essere utilizzati quando il contenuto della storia non è abbastanza soddisfacente se scritto in maniera tradizionale. Ma a questa storia secondo me potevano essere tranquillamente evitate tutte queste bizzarie, non ne aveva bisogno.
Il tutto si riassume in una storia surreale e grottesca, che avrebbe avuto tutti i requisiti per entrare nella mia top100 libraria, in quanto mi è piaciuta molto e l'originalità non le manca di certo. Il problema però è che viene rovinata da una scrittura a dir poco fastidiosa, dove i dialoghi diretti si confondono con il testo narrato (perché non esistono le virgolette, o qualsiasi altro segno grafico che possa distinguerli dal resto) e non esistono punti interrogativi (è quindi evidente la difficoltà di capire il senso di alcune frasi nell'immediato istante in cui le si legge).
Sono del parere che gli esercizi di stile debbano essere utilizzati quando il contenuto della storia non è abbastanza soddisfacente se scritto in maniera tradizionale. Ma a questa storia secondo me potevano essere tranquillamente evitate tutte queste bizzarie, non ne aveva bisogno.
voto:
Consigliato a: chi ha la pazienza di leggere un poco alla volta e a non divorarsi i libri voracemente. Direi che questa è una lettura da fare in assoluta calma, per i lettori compulsivi come me può risultare frustrante.