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mercoledì 22 aprile 2015

Recensione: DIVERGENT - Veronica Roth

La mia recensione su "Divergent" di Veronica Roth.



Titolo: Divergent
Serie: Divergent vol. 1 
Autrice: Veronica Roth
Traduzione: Roberta Verde
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: Maggio 2012
Pagine: 480
Prezzo: 16,90 euro

 
Sinossi: Dopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Beatrice deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia. Prendere una decisione non è facile e il test che dovrebbe indirizzarla verso l'unica strada a lei adatta, escludendo tutte le altre, si rivela inconcludente: in lei non c'è un solo tratto dominante ma addirittura tre! Beatrice è una Divergente, e il suo segreto - se reso pubblico - le costerebbe la vita. Non sopportando più le rigide regole degli Abneganti, la ragazza sceglie gli Intrepidi: l'addestramento però si rivela duro e violento, e i posti disponibili per entrare davvero a far parte della nuova fazione bastano solo per la metà dei candidati. Come se non bastasse, Quattro, il suo tenebroso e protettivo istruttore, inizia ad avere dei sospetti sulla sua Divergenza...


La mia opinione: Parto dal presupposto che questo libro mi è piaciuto... ma non mi è piaciuto! Già... come presupposto è tutto un programma ma la verità è che questo libro l'ho trovato carino e piacevole tanto da leggerlo in pochi giorni: la storia è scorrevole, la scrittura è piuttosto semplice ed ammaliante, la storia è abbastanza interessante da calamitare l'attenzione senza annoiare. Però se mi devo focalizzare sui particolari posso dichiarare con assoluta certezza che questa storia è ingenua e ha dei contenuti profondamente superficiali. Penso che ogni buon romanzo distopico che si rispetti deve avere un background solido alle spalle, invece qui non c'è. L'ambientazione viene ricreata dal NULLA, il contesto in cui nasce la situazione economica-politica-sociale che troviamo non è spiegata e per questo ci ritroviamo a seguire una vicenda che si svolge unicamente nei ridotti confini di una città senza sapere niente di ciò che sta al di fuori di essa. E' una strategia comoda per l'autrice non dover dare spiegazioni, così come è una strategia comoda per l'autrice designare un mondo in cui le persone sono divise in sole quattro fazioni e ogni fazione ha un'unica e sola caratteristica, certo in questo modo non ha fatto nessuno sforzo per caratterizzare i suoi personaggi dato che tutti sono omologati e hanno un unico e solo carattere dominante. Diciamo che bastano queste ingenuità creative per capire che "Divergent" è un libro confezionato in serie sulla scia del successo del genere distopico e che analizzandolo trovi una trama scarna e molto POCO CREDIBILE. Non si capisce infatti come la politica e la situazione sociale di questo mondo abbia potuto reggersi da sola basandosi sulle sue regole (poche e assurde) fino ad arrivare al punto in cui lo si inizia a leggere, in cui tutte le dinamiche sono già realtà conclamata da decenni. Se si legge il libro impuntandosi su ciò che non quadra e stilando una lista di difetti inutile dire che lo odierete e troverete assurdo tutto ciò che accade nella storia.
Fortunatamente sto cercando si essere un po' flessibile, soprattutto quando si tratta di libri per ragazzi o YA e una volta appurato che il libro in questione non è di alto livello strutturale abbasso le pretese e cerco di prendere il libro per quello che è. In questo caso si è trattata di una scelta giusta perché ne è risultata una lettura molto piacevole che è scivolata via un poco tempo. E' una storia che tutto sommato mi è piaciuta e sarei curiosa di leggere i seguiti, e forse lo farò... devo ancora decidere.




voto:

lunedì 20 ottobre 2014

Recensione: MAZE RUNNER - IL LABIRINTO - James Dashner

La mia recensione su "Maze Runner - Il labirinto" di James Dashner.



Titolo: Il labirinto
Serie: Maze Runner vol. 1 
Autore: James Dashner
Traduzione: Annalisa Di Liddo
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: Settembre 2014 (seconda edizione)
Pagine: 408
Prezzo: 14,90 euro

 
Sinossi: Quando Thomas si risveglia, le porte dell'ascensore in cui si trova si aprono su un mondo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome di battesimo. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio limitato da invalicabili mura di pietra, che non lasciano filtrare neanche la luce del sole. L'unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi richiudersi di notte. Ben presto il gruppo elabora l'organizzazione di una società disciplinata dai Custodi, nella quale si svolgono riunioni dei Consigli e vigono rigorose regole per mantenere l'ordine. Ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell'ascensore. Il mistero si infittisce quando - senza che nessuno se lo aspettasse - arriva una ragazza. È la prima donna a fare la propria comparsa in quel mondo, ed è il messaggio che porta con sé a stupire, più della sua stessa presenza. Un messaggio che non lascia alternative. Ma in assenza di qualsiasi altra via di fuga, il Labirinto sembra essere l'unica speranza del gruppo... o forse potrebbe rivelarsi una trappola da cui è impossibile uscire.


La mia opinione: Parto col dire che questo libro ha un'ottimo e ripeto ottimo potenziale, ma che per scelte varie che ha fatto l'autore perde un po' di credibilità. La storia inizia benissimo ed è quanto mai intrigante: un labirinto misterioso dove sono stati inseriti dei ragazzi le cui memorie sono state cancellate. Scopo del romanzo è quindi darci delle risposte. Come mai quei ragazzi sono lì? Che cos'è il labirinto? Da chi è stato costruito e perché? Queste risposte vengono date il più tardi possibile, ben tre quarti del libro è dedicato a introdurre tutti i vari aspetti del labirinto e si impara a conoscerlo, vi sono molte scene d'azione e la narrazione scorre molto veloce, quindi non si ha proprio l'occasione di annoiarsi, anche se più ci si avvicina al finale e più le aspettative sono alte. I difetti riscontrati fino a questo punto sono abbastanza veniali: personaggi un po' stereotipati ma in linea con gli YA e una scrittura scorrevole ma che si avvale di un gergo adolescenziale (alcune parole nello specifico sono quasi imbarazzanti da quanto stupide) che non erano affatto necessarie e delle quali si poteva benissimo fare a meno. Ma il difetto maggiore del romanzo sta proprio nel finale; io personalmente ho trovato la risoluzione del mistero abbastanza deludente. Ora per ovvie ragioni non entrerò nei dettagli, ma a grandissime linee posso dire che il motivo per cui questo labirinto esiste e i ragazzi sono stati mandati lì è davvero debole, per non dire poco credibile. Tutte queste enormi risorse e tempo sprecati per che cosa? Un finale arrampicato sugli specchi a mio avviso, ma che comunque apre uno spiraglio per un seguito anch'esso dall'ottimo potenziale dato che lo scenario cambia radicalmente e anche l'ambientazione. Sono curiosa di sapere come l'autore riuscirà a sviluppare la storia, con la speranza che lo faccia in modo avvincente e con delle risoluzioni migliori.




voto:


Acquisto consigliato? Consigliato principalmente ad un pubblico adolescente, ma se amate la distopia potrebbe comunque fare al caso vostro dato che ci sono degli spunti originali da non sottovalutare.

martedì 12 marzo 2013

Recensione: IL FIGLIO

Ecco la mia recensione al libro "Il figlio" di Lois Lowry.


Titolo: Il figlio
Serie: The Giver, vol. 4
Autrice: Lois Lowry
Traduzione: Sara Congregati
Editore: Giunti Y
Data di pubblicazione: 13 Febbraio 2013
Pagine: 381
Prezzo: 9,90

Sinossi: Questa è la storia di Claire, ma anche di Jonas, Matty, Kira e di molti altri personaggi dell'inquietante realtà distopica inventata dall'autrice. Siamo al Villaggio, Claire ha solo 14 anni e ha ricevuto il ruolo di ''Birthmother'': dopo l'inseminazione artificiale diventerà un ''contenitore'' e partorirà il suo ''prodotto''. Nessuno le ha spiegato quanto sarà doloroso, nessuno l'ha avvertita che dovrà portare una benda che le impedirà di vedere suo figlio. Ma il parto di Claire è tutt'altro che semplice: subisce il primo cesareo di tutta la comunità. Per un'imprudenza dell'infermiera viene a sapere che il figlio, il numero 36, sta bene. A causa delle complicazioni, però, Claire viene ''decertificata'', dichiarata non adatta a essere una Birthmother e assegnata alla piscicoltura. La ragazza, sconvolta da un'atroce sensazione di perdita, ha ormai un unico scopo: ritrovare suo figlio. L'arrivo al vivaio della nave dei rifornimenti, giunta da un luogo sconosciuto chiamato ''mare'' con la sua strana ciurma, potrebbe essere il suo mezzo di fuga, quando rapirà il bambino...


La mia opinione: Quarto e ultimo romanzo per la serie distopica "The Giver" che come di consueto è incentrato su un protagonista inedito, per poi riallacciarsi con personaggi già conosciuti nei precedenti libri. Il romanzo è diviso in tre parti. Nella prima parte, quella introduttiva, facciamo un passo indietro nella storia, ritorniamo al mondo di Jonas, quel mondo apparentemente perfetto ed asettico del primo libro, ma questa volta il punto di vista cambia completamente prospettiva, portando il lettore a conoscere Claire, una ragazza designata dalla sua società con il compito di "anfora", ovvero una partoriente. Chi ha già letto e apprezzato "The Giver" avrà modo di rivivere alcune scene secondo un altro punto di vista. Lo stile dell'autrice è inconfondibile, tratta argomenti interessanti intessendo una trama complessa ma di facile apprendimento, come di consueto non delude e offre spunti di riflessione che portano il libro ad essere categorizzato non solo come un distopico ma anche come un romanzo di formazione, anche se devo ammettere che rispetto ai libri precedenti in questo ho notato un segno di stanchezza in più, in quanto a mio avviso, la seconda parte del romanzo che dovrebbe esserne il fulcro, si trascina un po' e appare un po' meno geniale e avvincente rispetto a quello che mi aspettavo. Nella terza parte ho invece notato un miglioramento, qui tutti i fili si riallacciano all'intera trilogia, si ritrovano i protagonisti e i personaggi principali dei volumi precedenti e la storia chiude quindi il cerchio con un epilogo adeguato ad ogni auspicio, aggiungendo anche una piccola componente fantasy, caratteristica forse un po' stonata rispetto al resto della storia, ma essendo un elemento presente in piccola parte anche negli altri libri, l'ho trovato coerente con lo stile generale dell'intera serie. In definitiva un buon romanzo YA, non eguaglia la magnificenza del primo libro ma è da leggere per tutti coloro che già conoscono l'autrice e gli scorsi romanzi.


E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:

Cover: Molto bella e in linea perfetta con le precedenti della serie!!!! Come al solito le cover della giunti Y non deludono! vi mostro comunque la cover originale:

Anche questa molto bella e in linea con i contenuti del libro. Mi piace per l'accostamento di colori minimale, ma preferisco comunque la versione italiana!

Stile di scrittura: Semplice, lineare, scorrevole, mi piace molto lo stile dell'autrice, spero sempre nella pubblicazione di altri suoi libri!

Idee alla base della storia: Originali ma a mio avviso inferiori rispetto ai libri precedenti. Comunque molto apprezzabile il fatto di aver ricollegato tutte le storie per una conclusione ottimale che mette definitivamente la parola fine alla serie!!!

Caratterizzazione dei personaggi: Qui si ritrovano i personaggi di Jonas, Gabe, e Kira. Mentre la new entry Claire fa da protagonista indiscussa e assoluta. Non ho provato particolare empatia per questa nuova figura femminile, ma ciò nonostante le caratterizzazioni sono sempre sopra la media YA.

Editing e traduzione a cura della casa editrice: Ottima traduzione, come al solito. Di erroretti di stampa ne ho trovati tre ma di poco conto.

voto:



Acquisto consigliato? Sì, consigliato a chi ha già letto e apprezzato i libri "The Giver", "Gathering Blue" e "Il Messaggero". Può in realtà essere letto anche da solo, in quanto la storia è spiegata piuttosto bene, ma secondo me per capirla davvero in pieno la lettura degli altri è necessaria.

martedì 20 novembre 2012

Recensione: IL CANTO DELLA RIVOLTA

Ecco la mia recensione al libro "Il canto della rivolta" di Suzanne Collins.



Titolo: Il canto della rivolta
Serie: trilogia Hunger Games, vol. 3 
Traduzione: Simona Brogli
Autrice: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 15 Maggio 2012
Pagine: 432
Prezzo: 17,00

Sinossi: Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta all’Arena degli Hunger Games. Due volte. Ora vive in una bella casa, nel Distretto 12, con sua madre e la sorella Prim. E sta per sposarsi. Sarà una cerimonia bellissima, e Katniss indosserà un abito meraviglioso.
Sembra un sogno. Invece è un incubo. Katniss è in pericolo. E con lei tutti coloro a cui vuole bene. Tutti coloro che le sono vicini. Tutti gli abitanti del Distretto. Perché la sua ultima vittoria ha offeso le alte sfere, a Capitol City. E il presidente Snow ha giurato vendetta. Comincia la guerra. Quella vera. Al cui confronto l’Arena sembrerà una passeggiata. Che gli Hunger Games abbiano fine.


La mia opinione: Non so se ridere o se piangere. Questa trilogia è stata, per me, la più deludente di tutti i tempi. Iniziata alla grande con il primo libro che ho adorato dandogli ben 5 stelle (la mia recensione QUI) è proseguita con un secondo libro molto sottotono e con idee riciclate che per me è valso solo 3,5 stelline (la mia recensione QUI) finendo infine con un terzo libro che... stendiamo un velo pietoso... peggio di così non poteva essere. Faccio veramente fatica riordinare le idee per scrivere questa recensione, le cose che non mi sono piaciute sono talmente tante che non so da dove iniziare. La mia rabbia è talmente accesa che sto per trasformarmi io nella "ragazza di fuoco", altroché Katniss.
Dato che l'ho nominata partiamo da lei, Katniss, un personaggio che avrebbe dovuto essere carismatico, che avevo amato alla follia nel primo libro. Su di lei mi ero detta: "Finalmente una protagonista con le palle!". Illusa. Katniss, già dal secondo libro perde la verve che l'aveva resa tanto speciale e interessante. In questo terzo libro è praticamente un'ameba, non fa altro che trascinarsi da uno stato d'incoscienza ad un altro, si autocommisera, si piange addosso, medita il suicidio. Ma quale ghiandaia imitatrice, ma quale ragazza di fuoco, ma quale simbolo della rivolta. In questo terzo libro appare finalmente evidente che Katniss si è ritrovata in questa situazione privilegiata per puro caso, non ha la stoffa da leader, è troppo debole per essere una ribelle, è troppo debole per praticamente qualsiasi cosa. Il suo unico pensiero, la sua unica ossessione, è Peeta. Stop. L'autrice deve avere proprio un debole per questo personaggio (che a me personalmente non è mai andato a genio più di tanto) perché già a partire dal secondo libro fa ruotare sempre tutto intorno a lui. Peeta diventa così l'elemento di disturbo di una trilogia che potenzialmente avrebbe potuto dare molto. Un potenziale sprecato. Si potrebbe rinominare la serie con il suo nome: Peeta Games. L'influenza di questo personaggio all'interno della storia è così forte che anche quando fisicamente non è presente è come se lo fosse. Inutile dire che non ho per niente apprezzato come l'autrice ha deciso di gestire gli avvenimenti del romanzo, l'ha trasformato in un prodotto mediocre con stampo marcatamente adolescenziale, con il solito messaggio di fondo per indottrinare le masse, dove l'amore alla fine trionfa in un tripudio di procreazione, perché è così che dev'essere, e tutte le storie devono avere il solito scontato epilogo (perché è cosa buona e giusta).
Gli spunti per rendere "Il canto della rivolta" un libro incisivo e unico ci sarebbero stati, una rivolta ad un regime distopico è un passaggio importante, epocale, andava descritto meglio, andava rivolta maggiormente l'attenzione alle conseguenze di questo scontro, Katniss avrebbe dovuto essere al centro del tutto, attivamente, lucidamente, non accantonata in un angolo a recitare per delle telecamere (di nuovo!) e troppo impegnata nel suo personalissimo scontro amore-odio per avere davvero voce in capitolo su cosa stava accadendo. L'autrice si sofferma troppo a descrivere scrupolosamente e giorno per giorno i mille passaggi dell'involuzione mentale dei personaggi chiave, mentre la parte del libro veramente importante viene liquidata frettolosamente, in poche righe ci fa un sommario riassunto di quello che è accaduto non soffermandocisi affatto. Certo, ci sono parecchie scene drammatiche, molto sangue, morte e devastazione, ma non basta per scuotermi e stupirmi, non bastano scene violente per far diventare uno YA di successo commerciale come tanti, ad uno YA di qualità superiore.
E' un peccato, un vero spreco di materia prima. Se l'idea geniale degli Hunger Games fosse venuta a qualche altro autore (o autrice) più capace e talentuoso avremmo avuto per le mani una vera perla della narrativa moderna, un classico del domani. Invece la Collins non si è dimostrata all'altezza della situazione, accecata dal successo si è lasciata andare banalizzando il tutto. Avrebbe dovuto limitarsi ad un unico romanzo autoconclusivo.



E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:


Cover: La cover italiana è ripresa dalla cover originale e mi piace molto. Non bella quanto la seconda (che è metallizzata) ma l'importante è che ne abbia mantenuto lo stile grafico.

Stile di scrittura: Lo stile di scrittura è come al solito molto scorrevole, in prima persona presente. Questa peculiarità mi è sempre piaciuta, adatta ai romanzi di genere distopico. In questo romanzo (come nel secondo) vi è una grave incapacità di dosare le tempistiche e le descrizioni. Su alcune parti (poco interessanti) l'autrice si dilunga, in altre (quelle più interessanti) liquida tutto in fretta. E ho notato anche un'incapacità abbastanza evidente nel narrare scene di azione senza farle risultare caotiche.

Idee alla base della storia: Non mi sono piaciute per niente le decisioni dell'autrice nella stesura di questo terzo libro. Ovviamente questo è un mio giudizio puramente personale, ma le ho trovate banali. L'autrice sfrutta solo la scia di successo (la storia d'amore tormentata da Katniss e Peeta) non proponendo nulla di nuovo, sembra di assistere ad un riciclo di contenuti. Qualche spunto interessante ovviamente c'è, ma è stato solo accennato.

Caratterizzazione dei personaggi: Katniss diventa il personaggio peggiore di tutti. Peeta è fastidioso, un mero elemento di disturbo. Gale, l'unico che a me ispirava sincera simpatia, come al solito non viene sviluppato (l'autrice deve odiarlo), Finnick era il personaggio migliore del secondo libro, ma anche lui non doveva stare nelle grazie dell'autrice. Questo piccolo riassunto per dire che non ho apprezzato le caratterizzazioni, in questo libro ci sono state solo molte involuzioni, anche i personaggi che amavo mi hanno delusa. Il migliore è Ranuncolo... non ho mai capito l'odio ceco di Katniss verso quel povero gatto!

Editing e traduzione a cura della casa editrice: Vi sono alcuni refusi e alcune imprecisioni in fase di traduzione.


voto:




Acquisto consigliato? Essendo questo il terzo ed ultimo libro di una trilogia chiunque abbia apprezzato almeno il primo libro deve leggerlo. Personalmente io mi sono sentita tradita, è la prima volta che una saga che amavo fa una così rapida dipartita verso il basso. Mi è già capitato di non amare i sequel come i primi libri, ma mai c'è stato un divario così grande da un libro all'altro.

mercoledì 14 novembre 2012

Recensione: INCARCERON

Ecco la mia recensione al libro "Incarceron" di Catherine Fisher.


Titolo: Incarceron
Serie: Incarceron, vol.1
Autrice: Catherine Fisher
Traduzione: Simona Pisauri
Editore: Fazi
Pagine: 374
Data di Pubblicazione: 31 Ottobre 2012
Prezzo: 14,90

Sinossi:  Incarceron è una prigione avveniristica e invisibile, dove i discendenti dei prigionieri originari vivono in un mondo oscuro scosso da rivalità e violenze. È un incrocio di inquietanti tecnologie, un edificio vivente, un Grande Fratello vendicativo e sempre in guardia, corredato di camere di tortura, sotterranei e passaggi segreti.
In questo luogo un giovane prigioniero, Finn, ha delle visioni della sua vita precedente e non riesce a convincersi di essere nato e cresciuto lì.
Nel mondo esterno Claudia, figlia del direttore di Incarceron, è intrappolata in un altro tipo di prigione – un universo tecnologico ma costruito con meticolosa cura affinché appaia come un’epoca antica – dove l'attende un matrimonio combinato con un ricco playboy che lei odia.
Arriverà un momento in cui Claudia e Finn, contemporaneamente, troveranno un oggetto, una chiave di cristallo, attraverso la quale potranno parlarsi. E allora sarà solo questione di tempo prima che i due mondi, finora separati dagli spessi muri di Incarceron, entrino in contatto…


La mia opinione: "Incarceron" è senza dubbio il romanzo più criptico e poliedrico che mi sia capitato in lettura quest'anno. Il primo capitolo mi ha lasciata basita, senza aver assolutamente capito cosa avessi letto. L'ho riletto tre volte prima di rassegnarmi al fatto che non era colpa della mia scarsa concentrazione, ma era proprio la storia ad iniziare particolarmente "incasinata", in maniera brusca. Senza introduzione ci troviamo catapultati in un mondo diversissimo da quello che conosciamo, ed è molto difficile riuscire ad immaginarlo senza basi, sia per quanto riguarda le descrizioni ambientali, sia per quanto riguarda i personaggi, le strane dinamiche che intercorrono tra loro. Fortunatamente già dal secondo capitolo la storia comincia a farsi più chiara, non del tutto, ma piano piano (capitolo dopo capitolo) si riesce a rimanerne coinvolti e affascinati. La carta vincente di questo romanzo è sicuramente la sua originalità, leggendolo non si incontra mai nulla che possa ricordare qualche altra storia, e anche il genere a cui appartiene è particolarissimo, un mix ben riuscito di generi diversi, tra cui una forte componente sci-fi amalgamata al fantasy, contestualizzato in un regime che abbraccia una peculiare forma di distopia. "Incarceron" è un libro che tiene incollati alle pagine per la curiosità di capire la storia e anche grazie al suo ritmo narrativo molto avvincente, che alterna il punto di vista in terza persona di due realtà parallele che sembrano non avere punti di contatto. I dubbi accompagnano la lettura fino al finale, che finalmente fornisce le risposte tanto agognate, rimanendo comunque aperto ad un seguito. Di contro ai molti pregi ho percepito la difficoltà ad entrare in empatia con i personaggi, i quali hanno una caratterizzazione poco soddisfacente, difetto che mi ha permesso di appassionarmi alla storia vivendola dall'esterno, senza una reale immedesimazione. Per il resto invece ne sono rimasta entusiasta e rimango nell'attesa del sequel (che dovrebbe essere solo uno) con la speranza di un miglioramento per quanto riguarda lo sviluppo dei personaggi, in particolare dei due protagonisti principali.



E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:


Cover: La cover italiana si riprende dall'originale, reinventandone completamente la grafica. Nella cover italiana i colori sono più caldi, in netto contrasto con i colori freddi dell'edizione più famosa che io preferivo, ma a parte questo, non mi è piaciuto come è stata disegnata la chiave. Dovete sapere che la chiave è un oggetto importantissimo per gli sviluppi della storia e viene descritto innumerevoli volte. La chiave descritta riporta l'immagine di un'aquila, che rappresenta lo stemma reale. Mentre in tutte le versioni originali la chiave disegnata tiene in considerazione questo importante particolare, la versione italiana non ne ha tenuto conto, e infatti nella cover italiana la chiave non riporta l'immagine di nessuna aquila, e ne sono rimasta delusa perché per me i particolari dei libri sono importanti e mi piacerebbe che venissero ritratti in copertina in maniera fedele alle descrizioni nel libro.
Queste sono le due cover originali:


La prima cover è quella che mi piace, la seconda è troppo semplice, ma come potrete notare in entrambe le cover la chiave, seppur disegnata in maniera diversa, reca l'immagine di un'aquila. Secondo me quel particolare era troppo TROPPO importante!

Stile di scrittura: Lo stile di scrittura è scorrevole, dal ritmo incalzante, non annoia. Vi sono alcuni passaggi che avrebbero potuti essere descritti meglio, in quanto trattandosi di un romanzo dall'ambientazione del tutto fantastica non è sempre facile immaginare in maniera ottimale le scene e i luoghi. Il punto debole dell'autrice secondo me sono proprio le descrizioni.

Idee alla base della storia: La storia ha una spiccata originalità, nulla è riconducibile ad altri romanzi, a partire dal genere di appartenenza, all'ambientazione, alle dinamiche sociali, alle relazioni tra personaggi, ai successivi sviluppi. Insomma, chiunque voglia una lettura davvero diversa ed originale con "Incarceron" può proprio andare sul sicuro.

Caratterizzazione dei personaggi: I personaggi hanno una caratterizzazione sufficiente ma che non soddisfa in pieno. Soprattutto per quanto riguarda i due protagonisti, che rimangono abbastanza indifferenti al lettore, non di facile empatia. Paradossalmente ho sentito più interesse nei confronti di alcuni personaggi secondari, come ad esempio Attia, o anche il Sapiente Jared.

Editing e traduzione a cura della casa editrice: Ci sono alcuni erroretti sparsi qua e là, credo una manciata in tutto. La traduzione  invece potrebbe avere alcune mancanze, bisognerebbe avere sotto mano l'edizione originale per saperlo per certo, ma ci sono alcuni passaggi ingarbugliati che sembra siano stati scritti male dall'autrice, ma potrebbe anche non essere colpa sua.




voto:



Acquisto consigliato? Sì! Se siete stufi dei soliti YA e volete un romanzo davvero davvero strano, dove niente è riconducibile ad altri libri, questo potrebbe fare al caso vostro. Dovete prepararvi ad entrare in un modo dove niente è ordinario, dove il fantastico si mischia alla fantascienza e alla distopia creando un esperimento letterario singolare e unico. Consigliato certamente ai lettori YA, ma non essendoci i soliti cliché tipici, come infatuazioni adolescenziali e triangoli amorosi, consiglio la lettura anche a lettori più esigenti ed adulti.

lunedì 22 ottobre 2012

Recensione: LA RAGAZZA DI FUOCO

Ecco la mia recensione al libro "La ragazza di fuoco" di Suzanne Collins.


Titolo: La ragazza di fuoco
Serie: Hunger Games, vol. 2
AutriceSuzanne Collins
Traduzione: Simona Brogli e Fabio Paracchini
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2 Novembre 2010
Pagine: 375
Prezzo: 17,00

Sinossi: Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all'ultimo, persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva? Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, l'implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Ca-pitol City, che Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita...


La mia opinione: Mi era piaciuto moltissimo il libro precedente, ma questo secondo volume della trilogia di Hunger Games risente fortemente del calo qualitativo che subiscono le saghe dopo uno sfavillante primo libro. La parte iniziale (quella ambientata nel distretto 12) è la parte che mi è piaciuta di più, e inizialmente infatti mi ero illusa che l'autrice avesse in serbo per i lettori qualcosa di nuovo e originale. Ho trovato i primi undici capitoli assolutamente elettrizzanti e carichi di tensione. L'incertezza di quello che avverrà, la crescente oppressione governativa, la minaccia incombente e le condizioni ancora più precarie in cui versano i distretti riescono a trasmettere al lettore un forte impatto emotivo, un vero esempio di letteratura distopica. Ero già quasi certa che avrei dato al romanzo nuovamente il massimo dei voti se solo la storia avesse seguito quelle premesse.
Purtroppo però la mia delusione è stata cocente non appena ho appreso le vere intenzioni dell'autrice: ripetere gli Hunger Games rimandando Katniss e Peeta nell'arena. Da questo momento in poi tutto ciò che fino ad ora era stato interessante e originale è diventato solo molto scontato e monotono. La Collins ha dimostrato di non avere più idee e la storia perde mordente, trasformando un personaggio forte e carismatico come Katniss (o forse sarebbe meglio dire: come ERA), nella solita ragazzina melensa e lamentosa, con l'unico chiodo fisso nella testa di salvare il suo amato. Già nel primo libro avevo trovato che tutta la preparazione agli Hunger Games fosse un po' troppo prolissa e particolareggiata, ma trattandosi appunto della prima volta che la leggevo c'era da considerare il fattore novità. Doversi invece rileggere la preparazione agli Hunger Games per la seconda volta (e quindi dover rivivere nuovamente le preparazioni, le vestizioni, la comparsa tv, gli allenamenti, l'esame finale con gli strateghi) è stato pesante, non riuscivo a credere che l'autrice non fosse stata in grado di pensare a qualcosa di diverso, avrei preferito mille volte che Katniss e Peeta fossero stati mentori e seguire gli Hunger Games secondo un'altro punto di vista, giusto per variare un po'. Anche la fase finale in cui i personaggi entrano nell'arena non mi ha entusiasmata. Prendo atto che c'è stato un tentativo di rendere questa puntata degli Hunger Games molto diversa da quella precedente con un estremo cambio di ambientazione, ma il nuovo scenario è stato a mio avviso fin troppo complicato, le descrizioni delle scene (forse anche perché condensate in pochissimi capitoli) appaiono confuse, non mi hanno coinvolta. Tutta la mia attenzione è stata spesa nel cercare di capire quello che accadeva, con blandi risultati.
"La ragazza di fuoco" è stata purtroppo una lettura inferiore alle aspettative, speravo di assistere ad una storia originale come la precedente, ma invece a livello di idee è scarso, mentre a livello sentimentale ricalca i soliti cliché degli Young Adults ormai troppo vicini ad una telenovela per poter davvero appassionare. Nel mio voto complessivo sono stata leggermente generosa, perché tengo conto che la prima parte del libro mi è piaciuta e che il potenziale distopico era ottimo. Leggerò il terzo libro ma non nutro speranze di miglioramento.



E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:


Cover: La cover italiana è finalmente ripresa dalla cover originale e mi piace molto. Il colore dal vivo non è proprio rosso come l'immagine al pc, ma è un gradevolissimo rosso metallizzato cangiante. Davvero bella! Sarebbe stato meglio se anche dal primo libro fosse stato mantenuto questo stile grafico.

Stile di scrittura: Lo stile di scrittura è come al solito molto scorrevole, in prima persona presente. Questa peculiarità mi è sempre piaciuta, adatta ai romanzi di genere distopico. In questo romanzo però ho notato un'incapacità di dosare le tempistiche e le descrizioni. Su alcune parti l'autrice si dilunga, in altre liquida tutto in fretta. E ho notato anche un'incapacità abbastanza evidente nel narrare scene di azione senza farle risultare caotiche.

Idee alla base della storia: Stavolta le idee sono state a dir poco mediocri. L'autrice cavalcando l'onda del successo del primo libro si è del tutto adagiata e ha riproposto le stesse cose. Penso che il punto forte delle saghe di successo sia quello di riuscire sempre a rinnovarsi, a stupire il lettore, a dargli sempre nuovi input  Questa volta, nonostante una parte iniziale promettente, non vi è stato uno sforzo vero e proprio di originalità. Anche le dinamiche tra i personaggi sono scontate.

Caratterizzazione dei personaggi: Non ci siamo. Katniss era caratterizzata stupendamente nel libro precedente, mentre in questo offre un'immagine di sé abbastanza imbarazzante. Spenta, piatta, sembra un'altra persona rispetto a prima. Anche gli altri personaggi non sono da meno. Peeta è insopportabile, senza spessore.

Editing e traduzione a cura della casa editrice: Vi sono alcuni refusi e alcune imprecisioni in fase di editing.




voto:



Acquisto consigliato? Lo consiglio a tutti coloro che hanno apprezzato il primo libro, perché comunque la curiosità di vedere come andrà a finire c'è ed è inutile negarlo. Se però il libro precedente non vi era piaciuto (o non vi aveva convinto del tutto) allora consiglio di lasciare perdere, perché se già avevate dei dubbi questo romanzo ve li amplificherà.

sabato 13 ottobre 2012

Recensione: MATCHED

Recensione del libro "Matched. La scelta" di Ally Condie.



Titolo: Matched. La scelta
Serie: Matched, vol. 1
AutriceAlly Condie
Traduzione: Silvia Pellegrini
Editore: Fazi
Data di pubblicazione: 12 Maggio 2011
Pagine: 350
Prezzo: 18,50

Sinossi: Cassia non ha mai avuto dubbi: la Società sceglierà sempre il meglio per lei. Cosa leggere, cosa amare. In cosa credere. E quando Il volto di Xander appare sullo schermo dell'Abbinamento, il sistema che unisce individui geneticamente compatibili per creare coppie perfette. Cassia non ha incertezze: è lui il suo Promesso, il ragazzo giusto per lei. La sua gioia, tuttavia, non durerà a lungo: un malfunzionamento del Sistema le mostrerà il volto di un'altra persona, proprio prima che lo schermo si oscuri, qualcuno che lei conosce, Ky Markham. La Società le comunica che si è trattato di un errore tecnico, cosa rara in un mondo in cui le sviste non sono ammesse, ma Cassia non può impedirsi di pensare a lui, d'incontrare il volto del ragazzo In ogni suo sogno, in ogni suo pensiero. E una domanda, la più proibita e pericolosa, inizia a farsi strada: e se non fosse lei a essere sbagliata? Se fosse Ky il suo vero Promesso? Quale sarà la scelta di Cassia? Tra Xander e Ky, tra un amore obbligato e un amore che è il simbolo stesso della ribellione, chi avrà la forza di scegliere?

La mia opinione: Premetto subito che Matched è un libro riguardo al quale avevo riposto veramente molte aspettative, e ora che l'ho letto mi rendo conto che me n'ero fatta un'idea sbagliata, l'avevo ampiamente sopravalutato. Forse sarà stata la splendida cover con quella ragazza chiusa dentro a una bolla, ma ero davvero convinta che l'originalità della copertina si riflettesse anche sulla storia. Ma purtroppo non è stato così.
Adoro il genere distopico, negli ultimi anni sono stati pubblicati vari libri appartenenti a questo filone narrativo, però sono convinta che questo genere sia abbastanza poliedrico e che sia possibile creare qualcosa di nuovo anche in un ambito ampiamente sfruttato, ma leggendo Matched ho avuto la continua e fastidiosa sensazione di dejà-vu. Il mondo ricreato dall'autrice ha davvero molti (troppi) elementi in comune con "The Giver" di Lois Lowry. A partire dalla rigida divisione delle professioni, alla morte imposta per gli anziani al raggiungimento di una età prestabilita, all'uguaglianza che tutti gli abitanti devono avere nell'abbigliamento, indice di una Società che vuole definirsi come giusta, equa, e garantire ai suoi abitanti una vita senza pericoli, senza malattie, senza guerre e senza preoccupazioni. Mettendo da parte l'ambientazione la trama di Matched si sviluppa comunque in maniera del tutto diversa da quella di "The Giver" , però anche qui non ho incontrato elementi originali. Il lettore si imbatte nel solito e super-inflazionato triangolo amoroso in cui la protagonista deve scegliere tra i due contendenti e la narrazione dalla metà in poi si trascina un po' lenta, con un finale aperto che non è riuscito a soddisfarmi e a innestare in me la curiosità di leggere i seguiti, perché (diciamocelo chiaramente) non ho bisogno di leggere altri due libri per scoprire come andrà a finire questa trilogia, data la prevedibilità della storia riesco già ad immaginarlo.


E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:


Cover: La cover italiana è ripresa da quella originale ed è bellissima, talmente bella che è facile rimanerne attratti a acquistare il libro a scatola chiusa. Anche il titolo, ripreso anch'esso dall'originale è un gran bel titolo. Peccato non sia tutto ora quello che luccica.

Stile di scrittura: Scorrevole, semplice, induce ad una lettura veloce. Nonostante la storia mi abbia deluso come tipo di lettura è stata comunque piacevole.

Idee alla base della storia: Purtroppo non ho riscontrato nessuna originalità nella storia. A partire dall'ambientazione, che sembra copiata da un mix di libri distopici (come ho già detto la maggior parte degli elementi sono riconducibili a "The Giver", ma ci sono particolari presi anche da altri romanzi), per poi passare allo sviluppo che ricorda troppo un mix di altri young adult con triangoli amorosi che ormai hanno proprio stufato.

Caratterizzazione dei personaggi: La caratterizzazione dei personaggi è un po' piatta, anche su questo punto non ne sono rimasta soddisfatta. Il personaggio peggiore in assoluto per me è stato Xander, così arrendevole e banale che risulta quasi trasparente.

Editing e traduzione a cura della casa editrice: Ho trovato solo un paio refusi, ma niente di grave. Per il resto è un libro molto ben curato, soprattutto a livello di grafica è gradevolissimo.

voto:



Acquisto consigliato? Credo che questo romanzo possa piacere ed appassionare chi è alle prime esperienze con i romanzi distopici. Maggiormente indicato verso lettori Young Adult (come d'altronde viene etichettato) non lo consiglierei a lettori adulti. Lo sconsiglio ha chi ha già letto libri come "The Giver", "Farenheit 451" o anche "Hunger Games".

giovedì 27 settembre 2012

Recensione: KAYLA 6982

Ecco la mia recensione al libro "Kayla 6982" di Karen Sandler.


Titolo: Kayla 6982
AutriceKaren Sandler
Traduzione: Sara Reggiani
Editore: Giunti Y
Data di pubblicazione: 12 Settembre 2012
Pagine: 496
Prezzo: 12,00

Sinossi: Il pianeta Loka è stato colonizzato da un'élite di terrestri facoltosi e spregiudicati, gli unici superstiti di una Terra ormai inabitabile. Fra loro ci sono scienziati senza scrupoli che hanno creato una sub-razza di schiavi da sfruttare biecamente. Sono androidi senzienti costituiti da genoma umano e circuiti elettrici, e occupano il posto più infimo della società nel sistema di caste gerarchiche di Loka. Ma queste creature hanno un cuore, un'etica e una volontà. Sono quasi umani e, forse, troppo umani. Questa è la storia di una di loro, la quindicenne Kayla 6982 che, con l'aiuto dell'amica Mishalla, si lancia in una pericolosa avventura per scoprire le terribili verità che si nascondono dietro al mostruoso piano degli umani. Una trama sorprendente in cui si intrecciano umiliazioni, razzismo, coraggio e lealtà, ma in cui trova posto anche l'amore. Sul polveroso pianeta Loka, illuminato da due pallidi soli, sboccia la storia proibita fra un umano di alto rango, nipote di un vecchio scienziato illuminato, e la giovane Kayla.


La mia opinione: Iniziato e terminato nell'arco di 2 giorni, "Kayla 6982" è un romanzo YA davvero molto interessante e avvincente, le sue 500 pagine scivolano via senza nessuna fatica e la sensazione che lasciano è positiva.
Ambientato nel futuro, in un pianeta chiamato Loka, la storia è prevalentemente di genere fantascientifico, ma ha al suo interno anche un'importante componente distopica. Il mondo di Kayla infatti è diviso da una rigida gerarchia sociale, dove al vertice ci sono i Puri (divisi tra puri d'alto rango e di basso rango) e al seguito ci sono gli impuri. Mentre nello scalino più in fondo ci sono i NGM (Non-umani geneticamente modificati) ed essi sono dei veri e propri schiavi, le cui vite sono considerate meno di zero. Kayla appartiene a questo ultimo gruppo e il suo destino, raggiunta l'età di 15 anni, è quello di essere allontanata per sempre dai suoi affetti per andare a lavorare presso le dipendenze delle caste sociali più alte. E' interessante entrare nell'ottica di pensiero che vige nel pianeta Loka, perché gli NGM vengono considerati non umani solo per il fatto di essere nati all'interno di una capsula anziché nel ventre materno e nonostante il loro DNA sia quasi uguale agli umani vengono considerati degli  esseri senz'anima, incapaci di provare sentimenti, incapaci di provare dolore, umiliati e sbeffeggiati con l'epiteto di bestie. Questo fa molto riflettere anche sulla società odierna, sul fatto che la nostra società non sia per niente migliore in quanto anche qui chi ha la sfortuna di non nascere umano è considerato dai più come uno stupido pupazzo incapace di provare sentimenti, vedi il rispetto alla vita che quasi nessuno ha nei confronti degli animali. Però, proprio come nel nostro mondo, anche su Loka ci sono persone che la pensano diversamente, persone capaci di fare la differenza e di credere che ci sia un modo per cambiare le cose. Ed è proprio questa la storia che il libro della Sandler ci riserva, una storia di speranza e lotta contro le divergenze razziali.
Il romanzo è solo il primo di una trilogia, ma per come è strutturato potrebbe anche essere letto nell'ottica di un romanzo autoconclusivo. Le descrizioni del mondo di Loka sono molto esaurienti, ci sono moltissime spiegazioni sulle sue origini e sulle origini dei non-umani, nonché sulla divisione in caste. Quest'ultima cosa però, nonostante il tentativo di delinearla al meglio, appare confusa. Credo che a questo riguardo l'autrice avrebbe dovuto ideare una divisione un tantino più semplice e mi permetto di aprire una piccola parentesi per spiegare il perché. Le caste sono divise in base alla ricchezza delle famiglie, e fin qui potrebbe andare bene, ma oltre a questo i Puri devono anche avere una certa gradazione di pelle (non troppo scura, ma nemmeno troppo chiara), e i capelli e gli occhi devono essere scuri. Però anche qui ci potrebbero essere delle eccezioni, perché infatti ci sono anche dei Puri biondi con la pelle chiara, e questo crea nel lettore molta confusione. Non si riesce a capire che senso abbia la distinzione in base ai tratti somatici se originariamente la divisione in caste era fatta solo in base alla ricchezza della famiglia. Infatti in alcuni passaggi viene spiegato che gli impuri vengono considerati così perché non possiedono appezzamenti di terra, però al tempo stesso viene anche spiegato che gli impuri si riconoscono a prima vista, e che chi ad esempio ha gli occhi verdi è per forza impuro. Ecco, io queste distinzioni non le ho capite ed è l'unico appunto che mi sento di fare al romanzo, che per il resto è invece molto chiaro.
La lettura di questo libro è stata un'esperienza affascinante e coinvolgente. La storia mi ha catturata fin dalle prime pagine e la curiosità di capire e comprendere appieno tutti i meccanismi di questa nuova società mi ha indotta a procedere più velocemente del solito. Lo stile di scrittura risulta scorrevole nonostante alcune delle tematiche narrate (ad esempio l'ingegneria genetica, e le tecnologie informatiche futuristiche) non siano per niente di semplice portata. La prosa poi è piuttosto matura rispetto alla media dei romanzi young adult e permette un riscontro favorevole anche da parte di lettori adulti. Solo nella seconda parte del libro vi sono alcune risoluzioni un po' scontate, ma il finale è diverso e più originale rispetto alle aspettative e lascia aperto uno spiraglio per il libro successivo. "Kayla 6982" però non si limita ad essere un bel romanzo di distopico-fantascientifico, ma solleva importanti questioni etiche, religiose, spirituali, razziali e permette al lettore di riflettere profondamente sulla società in cui viviamo. Proprio per questo consiglio di leggerlo indipendentemente dai gusti personali e, come è accaduto per la trilogia "The Giver" di Lois Lowry, non mi stupirei se venisse inserito nei programmi scolastici delle scuole medie. 



E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:


Cover: La cover italiana è molto carina e riesce a rappresentare molto bene le tematiche del libro.
Questa invece è la cover originale:
anche questa è molto bella (in particolare mi piacciono i colori) però ammetto che quella italiana ha più elementi che rappresentano la storia e quindi da questo punto di vista è più completa.
Quello che non mi soddisfa è il titolo italiano. "Kayla 6982" (per via del numero a quattro cifre) è un titolo un po' difficile da ricordare ed è anonimo. "Tankborn" era un titolo molto più azzeccato e io l'avrei addirittura lasciato in inglese perché è molto d'effetto.

Stile di scrittura: Lo stile di scrittura è scorrevole e incalzante, adatto a lettori giovani, ma abbastanza maturo da riuscire ad attrarre anche lettori adulti.

Idee alla base della storia: Ottime! Trovo splendido che una storia di fantascienza riesca al tempo stesso a ricreare un parallelismo con la nostra società in maniera così calzante. Mi piacciono i romanzi che oltre ad intrattenere fanno riflettere!

Caratterizzazione dei personaggi: I personaggi sono delineati sufficientemente, anzi, sicuramente in maniera più profonda rispetto alla media degli YA, però personalmente mi aspetto miglioramenti nei prossimi libri della serie.

Editing e traduzione a cura della casa editrice: Ci sono un po' di erroretti di battitura qua e là, ne ho contati almeno cinque. La traduzione è accurata, in quanto non è proprio letterale dall'inglese, ma vi è un tentativo di renderla idonea per il pubblico italiano. Ad esempio le divisioni in caste in italiano hanno nomi diversi rispetto alla versione originale, ma altrettanto appropriati.




voto:



Acquisto consigliato? Sì! E' un romanzo che consiglio a tutti, ma soprattutto a chi ama i romanzi sociali che fanno riflettere e che sollevano questioni etiche.