giovedì 19 maggio 2016

Mini recensione: IL DIVORATORE - Lorenza Ghinelli

La mia breve recensione su "Il divoratore" di Lorenza Ghinelli.


Titolo: Il divoratore
Autrice: Loranza Ghinelli
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: Febbraio 2016 (ed. economica)
Pagine: 254
Prezzo: 5,90 euro

Sinossi: Denny ha solo sette anni, una madre tossica, un padre folle e alcolizzato, dei compagni di scuola che lo maltrattano e lo considerano pazzo. Quando è solo, per vincere il terrore inventa filastrocche inquietanti. Ha un unico amico, che si fa chiamare Uomo dei Sogni: è un vecchio crudele, trasandato, con un bastone in mano. Se qualcuno fa del male a Denny, l'Uomo dei Sogni non perdona. Arriva e vendica. Pietro di anni ne ha quattordici. È un autistico geniale col dono del disegno. Unico testimone oculare delle aberranti sparizioni di alcuni ragazzini, Pietro fa la sola cosa che gli riesce in modo esemplare: disegna ciò che ha visto. E ciò che ha visto è agghiacciante. Nessuno gli crede, nessuno tranne la sua educatrice professionale. Alice: quei disegni le tolgono il sonno e la precipitano nell'incubo, le ricordano qualcosa che molti anni prima aveva cercato di rimuovere... Ma ora il passato ritorna e travolge. E deve essere fermato.


La mia opinione: Parto dal pregio principale di questo libro: è molto scorrevole, da leggere in un giorno. Di contro, a livello di costruzione della trama, è invece carente, con buchi logici non colmati neanche sul finale. Questo è un romanzo paranormale/horror, ma sono convinta che anche i romanzi con risvolti paranormali debbano avere una logica per come si svolgono i fatti, non basta motivare che una storia è horror per giustificare una storia senza capo né coda. Purtroppo questo è un grande difetto, che non permette da parte mia una valutazione positiva, anche se devo dire che lo stile di scrittura dell'autrice è accattivante. Sfrutta molto l'uso delle frasi brevi, però in un contesto un po' strano e tetro come questo ci può stare, e anzi, diventa il suo punto forte, perché ne amplifica la sensazione di disagio.
Qualche perplessità anche dovuta al fatto che questo libro mi ha ricordato un po' troppo un'altro di questa autrice "Sogni di sangue" e mi ha dato l'impressione che quindi le tematiche delle sue storie siano sempre le stesse. Non so quale dei due libri sia stato scritto per primo ma sicuramente uno ha tratto spunto dall'altro.



voto:



mercoledì 11 maggio 2016

Recensione: UN INVERNO DA LUPI - Cecilia Ekbäck

La mia recensione su "Un inverno da lupi" di Cecilia Ekbäck.

 
Titolo: Un inverno da lupi
Autrice: Cecilia Ekbäck
Traduzione: Daniela Di Falco
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: Febbraio 2016
Pagine: 378
Prezzo: 12,00

Sinossi: Svezia, 1717. Maija, suo marito Paavo e le loro figlie Frederika e Dorotea sono appena arrivati dalla natia Finlandia, sperando di dimenticare i traumi del passato e di ricominciare da capo in questa terra dura, ma carica di promesse. Sopra di loro si staglia il Blackåsen, una montagna la cui presenza affascinante e minacciosa incombe sulla valle sottostante con la sua ombra. Un giorno, mentre sta pascolando le capre, Frederika incappa nel corpo mutilato di uno dei suoi vicini di casa, Eriksson. La sua morte viene attribuita all'attacco di un lupo, ma Maija è certa che sia stata inflitta invece da una mano umana. Spinta a indagare dall'inspiegabile disinteresse della gente del paese allo strano caso e dalla speranza che la vedova di Eriksson ripone in lei, Maija scivolerà pian piano nella rete di misteri e tragedie che sono avvenute negli ultimi anni intorno al monte Blackåsen...


La mia opinione: Questo libro è veramente molto particolare e per un certo senso strano, non di facile lettura. La caratteristica più peculiare risiede nello stile di scrittura (frammentario, criptico) che rende a sua volta anche la storia sfocata e misteriosa e i personaggi piuttosto difficili da inquadrare. Le descrizioni ambientali invece sono delineate in maniera perfetta e realistica, sono il punto forte del romanzo! Inizialmente la storia non mi aveva presa per niente, l'avevo trovata fiacca e approssimativa, ma l'ambientazione (la Svezia selvaggia del 1700) mi piaceva talmente da convincermi e incentivarmi ad andare avanti. Poi piano piano anche la storia comincia a risvegliarsi, ma all'inizio no... infatti ci sono delle cose, personaggi o situazioni che subito (a causa delle poche informazioni) si è portati ad immaginare in un certo modo e poi si viene a scoprire dopo che sono del tutto diverse facendoti stravolgere in corsa le immagini che si formano nella mente. Non so se rendo l'idea... ma questo romanzo è stato davvero così... un susseguirsi di immagini imprecise che si delineano in maniera nitida lentamente, un pezzo alla volta. Però ribadisco che l'ambientazione è formidabile, e l'atmosfera è molto dark... tetra, fredda, misteriosa, con un pizzico di realismo magico che non si intuisce da subito ma che anch'esso si manifesta a piccole dosi un po' alla volta durante la lettura. Di certo non si tratta di un romanzo tradizionale e per questo motivo non ha il potenziale per piacere a tutti, però la storia una volta superato lo scoglio di grande incertezza dei primi capitoli è riuscita comunque a catturarmi e destare interesse. La costruzione dei segreti attorno ai quali ruota la trama non l'ho trovata completamente soddisfacente, perché la curiosità è stata tanta ma anche sul finale ci sono situazioni che rimangono enigmatiche e in sospeso, ci si deve rassegnare al fatto che questo romanzo non sarà mai completamente nitido e l'alone di mistero perpetuo rimarrà anche dopo aver girato l'ultima pagina. Ma ciò non toglie che è comunque una lettura che per la sua particolarità, sia ambientale che stilistica, mi sento di consigliare; se da un lato mi ha leggermente delusa, da un altro invece mi è piaciuta!



voto:


venerdì 6 maggio 2016

Recensione: L'ELEGANZA DEL RICCIO - Muriel Barbery

La mia recensione su "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery.

 
Titolo: L'eleganza del riccio
Autrice: Muriel Barbery
Traduzione: E. Caillat, C. Poli
Editore: E/O
Data di pubblicazione: Aprile 2014 (ristampa)
Pagine: 384
Prezzo: 9,90

Sinossi: Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.


La mia opinione: Questo è un libro che apparentemente non ha trama, sembrerebbe un susseguirsi di pensieri filosofici ed esistenziali, con frequenti digressioni all'arte e alla letteratura. Sembrerebbe ridondante e artefatto, ma non lo è. Per me "L'eleganza del riccio" è un libro capace di incantare, la scrittura è gradevolissima e fresca, scorrevole nonostante la ricercatezza dei vocaboli possano farlo sembrare ostico. Non è assolutamente un romanzo pretenzioso o che vuole a tutti i costi sembrare colto, al contrario penso che la sua scorza filosofica sia giusto un pretesto per rendere il libro insolito, sia di struttura che di contenuti, ma che sotto di essa si nasconda una storia semplice, molto carina e adatta a tutti. E meno male, aggiungo io, perché solitamente i romanzi VERAMENTE filosofici non li sopporto, ma questo è completamente un caso a parte, un libro unico nel suo genere, da apprezzare sinceramente senza impuntarsi nel voler confrontare le proprie idee e la propria filosofia di vita con i pensieri delle due protagoniste del libro.
Non ho avuto un minuto di noia durante la lettura, i capitoli scorrono fluidamente uno dopo l'altro e il finale arriva fin troppo velocemente e inaspettato, un vero fulmine a ciel sereno.
Un libro comunque non adatto a chi ricerca una storia con una trama fin da subito concreta e ricca di avvenimenti.



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