venerdì 20 dicembre 2019

Recensione: RACCONTI DI NATALE di Charles Dickens

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.

PS= l'edizione che recensisco è quella che effettivamente ho letto. Ci tengo a specificarlo perché per quanto riguarda i classici leggere un'edizione piuttosto che un'altra può fare la differenza. Il libro l'ho letto un anno fa, a Dicembre 2018.



Titolo: Racconti di Natale
Autore: Charles Dickens
Editore: Newton Compton
Traduttore: M. Sestito
Data di pubblicazione: Novembre 2017
Pagine: 343
Genere: raccolta di racconti
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Sinossi: Scritti tra il 1843 e il 1848, i "Racconti di Natale" costituiscono uno straordinario spettacolo narrativo metafisico e magico. Con le sue storie animate da fantasmi, folletti e fate, Dickens affida alla scrittura il compito di rappresentare la qualità mutevole e fluttuante del reale, dimostrando la labilità del confine tra vero e apparente, la difficoltà di definire ciò che gli occhi vedono, di comprendere ciò che le parole dicono. Come nei romanzi, anche qui l'autore svela l'altra faccia del mito del progresso, ritraendo l'Inghilterra della disoccupazione e del malessere sociale, Londra con le sue case fatiscenti e le sue strade degradate; la vita raffigurata non è però mai talmente cupa e disperata da non consentire spazi al sorriso o alla risata liberatoria, al comico e al grottesco. Dickens progetta le sue utopie natalizie, facendo ravvedere gli indifferenti e i malvagi e, grazie all'intervento di spiriti benevoli, agli umili è consentito il lieto fine, in stanze rallegrate dall'agrifoglio, davanti a tavole finalmente stracolme di cibo.


La mia opinione: Si tratta di un totale di 5 racconti, pensavo che leggerli mi avrebbe occupato poco tempo e invece si è dimostrata un’impresa abbastanza ardua.
Io solitamente amo Charles Dickens, ma questi racconti, non so se per colpa della traduzione, li ho trovati indigesti.
Si salva assolutamente “Canto di Natale”, che tra l’altro già conosco piuttosto bene ed è quindi stata una rilettura. “Canto di natale” vale decisamente tutto il libro, è un racconto bello e originale, con al suo interno un protagonista indimenticabile, mentre gli altri racconti li ho trovati mediocri, hanno uno stile un po’ pesante, sono tutti caratterizzati da un estremo buonismo natalizio che va bene a piccole dosi ma alla lunga stanca.
Tra questi ammetto che il racconto "le campane" non ce l’ho fatta a finirlo, mentre gli altri raconti (“il grillo del focolare” “la battaglia per la vita” e “il patto col fantasma”) li ho letti ma non mi hanno entusiasmata.
Ognuno di questi racconti, hanno degli intermezzi piacevoli, e dei personaggi ben caratterizzati e interessanti, ma nel contempo ho avuto delle difficoltà ad appassionarmi alle storie.
Concedo il beneficio del dubbio che sia stata l'edizione a non essere ottimale e mi riservo di affrontare nuovamente i racconti in futuro in un'altra edizione per capire se magari cambiando edizione cambierà anche la mia opinione su di essi.

voto:


Recensione: DENTRO L'ACQUA di Paula Hawkins

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.


Titolo: Dentro l'acqua
Autrice: Paula Hawkins
Editore: Piemme
Traduttore: B. Porteri
Data di pubblicazione: 2 Maggio 2017
Pagine: 370
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Sinossi: Quando il corpo di sua sorella Nel viene trovato in fondo al fiume di Beckford, nel nord dell’Inghilterra, Julia Abbott è costretta a fare ciò che non avrebbe mai voluto: mettere di nuovo piede nella soffocante cittadina della loro adolescenza, un luogo da cui i suoi ricordi, spezzati, confusi, a volte ambigui, l’hanno sempre tenuta lontana. Ma adesso che Nel è morta, è il momento di tornare. Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella, ce n’è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli anni, vi hanno trovato la fine – donne “scomode”, difficili, come lei –, ma mai e poi mai le avrebbe seguite. Allora qual è il segreto che l’ha trascinata con sé dentro l’acqua? E perché Julia, adesso, ha così tanta paura di essere lì, nei luoghi del suo passato? La verità, sfuggente come l’acqua, è difficile da scoprire a Beckford: è sepolta sul fondo del fiume, negli sguardi bassi dei suoi abitanti, nelle loro vite intrecciate in cui nulla è come sembra.


La mia opinione: Volevo leggere questo libro in quanto avevo letto il precedente dell’autrice “la ragazza del treno” e mi era abbastanza piaciuto, ma non mi aveva convinta pienamente. Anzi, diciamo che per avere avuto il favoloso successo che ha avuto lo avevo trovato decisamente sopravvalutato, ma lo avevo trovato comunque un buon thriller di intrattenimento. Con la lettura di questo libro ho voluto dare una nuova chances all’autrice.
L'inizio del libro è piuttosto confusionario, ci sono tanti, (troppi!) punti di vista. Ogni capitolo è un punto di vista di un personaggio diverso. In totale ho contato ben 11 punti di vista differenti ed è stato davvero esagerato, perché non ci si capisce nulla. Inoltre i punti di vista sono scritti a volte in prima persona, a volte in terza. E inoltre... le caratterizzazioni dei personaggi sono pressoché nulle. Si sente parlare "questo" o "quel" personaggio, ma in definitiva la caratterizzazione è così scarsa che non fa nessuna differenza.
A causa della confusione per entrare in sintonia con la storia ci vuole del tempo e la storia stessa sembra inizialmente molto ingarbugliata, ma poi, man mano che la lettura procede ci si rende conto che invece è una trama piuttosto semplice, solo che l’autrice ha voluto appositamente ingarbugliarla dal punto di vista stilistico per farla sembrare più interessante di quello che è.
E invece il finale non mi ha per nulla impressionata, ho trovato i risvolti della storia piuttosto banali.

Lettura consigliata? Se avete amato particolarmente la ragazza del treno allora vi consiglio di dare una possibilità a questo libro, ma se invece come me la ragazza del treno non vi era piaciuto allora direi che la lettura di questo è decisamente evitabile.

voto:


Recensione: CASA DI FOGLIE di Mark Z. Danielewski

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.

PS= Questo libro l'ho letto in edizione Mondadori, però siccome è un'edizione fuori commercio da anni e quest'anno è stata ristampata una nuova edizione, metto in scheda l'edizione corrente e non quella letta da me


Titolo: Casa di foglie
Autore: Mark Z. Danielewski
Editore: 66th and 2nd
Traduttore: S. Reggiani, L. Taiuti
Data di pubblicazione: 27 Novembre 2019
Pagine: 760
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Sinossi: Quando la prima edizione di Casa di foglie iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.


La mia opinione: La storia è sicuramente originale, una delle storie più originali che abbia mai letto perché non viene presentata come una storia di fantasia, come un romanzo, ma viene presentata come una storia vera, e lo stile narrativo non è romanzesco ma ha un taglio giornalistico come stesse raccontando di un documentario realmente avvenuto e realmente trasmesso sulle televisioni di tutto il mondo, con annesse citazioni a piè di pagina tratte da interviste o libri di approfondimento e sta al lettore capire se ciò che viene narrato nel libro sia vero o falso. Ma l’originalità non si limita solo a questo ma comprendere anche il modo in cui il libro è stampato. Vi sono pagine in cui sembra di leggere un libro normale e poi all’improvviso ci sono pagine con il testo scritto in verticale, in obliquo, al contrario e a volte bisogna anche capovolgere il libro di lato o sottosopra per riuscire a leggerlo, quindi è proprio l’esperienza di lettura a risultare diversa rispetto ad altri libri, non solo per la storia in sé.
Come genere si tratta di un crossover tra mistery e horror psicologico, dove gioca veramente tanto il lato mentale dei personaggi.
Non è un tipo di horror truculento, ma è un horror inquietante, vi sono parecchi elementi all’interno del libro che tengono col fiato sospeso il lettore. La cosa che però non mi è piaciuta è la volontà di tenere ESAGERATAMENTE in sospeso il lettore. Non tutti i capitoli sono interessanti allo stesso modo, alcuni sono un po’ statici, mentre altri sono molto interessanti e quando accade che un capitolo sia particolarmente interessante, e che quindi non vedi l’ora di sapere come vanno le cose ecco qui che il capitolo finisce e quasi sicuramente il capitolo successivo non riprenderà dal punto interrotto ma cambia argomento, per poi magari riprendere uno o due capitoli dopo. Ed è un po’ frustrante. Inoltre la prima parte e quella centrale è in assoluto quella che mi è piaciuta di più mentre ho trovato debole il finale e i relativi colpi di scena. Diciamo che comunque il finale va un po’ interpretato, ci sono varie soluzioni al libro e non è mai stata detta quale sia quella giusta.
Però io un’idea me la sono fatta e giudico il libro seguendo la mia idea... che ovviamente non dirò :-P

Consigliato? Sì, soprattutto se apprezzate l'originalità e gli stili sperimentali. Non aspettatevi una storia scritta sotto forma di romanzo perché non è così.

voto:

BOOKSHELF TOUR puntata n.3

Ecco la terza puntata del Bookshelf tour, spero vi piacerà ;-)


WRAP UP di Novembre 2019 - riepilogo letture

Aggiorno in ritardassimo il mio riepilogo delle letture di Novembre
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