mercoledì 24 aprile 2019

Recensione: FRANKENSTEIN - Mary Shelley

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.


Titolo: Frankenstein
Autrice: Mary Shelley
Editore: Feltrinelli
Traduttore: G. Barrioni
Data di pubblicazione: 2013
Pagine: 304
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Sinossi: "Uno spettro si aggira per l'immaginario collettivo, e questo spettro si chiama Frankenstein. Mary Shelley ha indubbiamente creato un capolavoro, ma anche una sorta di icona pop, divenuta proverbiale e versatile, tale da essere evocata nelle situazioni più impensate. [...] Da un lato Frankenstein suscita interesse come ipotesi sulla possibilità di un mortale di sostituirsi a Dio, o alla Natura, mentre dall'altro riporta alla luce ogni sentimento di orrore e di repulsione radicato nei più profondi recessi dell'animo umano. Sotto questo punto di vista, l'impatto dell'opera sul lettore è duplice, stimolandone allo stesso modo l'interesse così come le più cupe emozioni; il ritmo serrato dell'inseguimento assieme ai crimini perpetrati dal mostro contribuiscono ulteriormente a tenere alta la tensione, mentre il pericolo della cosiddetta "hideous progeny" - a cui la creatura potrebbe dare origine se dotata di una compagna della stessa specie - provoca le stesse paure generate dal dilagare di una pestilenza".


La mia opinione: Un libro che mi ha suscitato impressioni contrastanti. Da una parte è sicuramente da apprezzare, è stato innovativo per la sua epoca, originale in quanto narra di una tematica mai scritta prima, dall’altra, se letto ai giorni nostri rimane di certo un po’ indigesto nello stile, ma anche e soprattutto (cosa che mi ha dato più fastidio) superficiale nel pensiero.
La scrittura è ampollosa, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi, che li avrei visti bene recitati a teatro in un dramma shakespeariano, mi sembrano troppo forzati e artefatti, più che dialoghi sembrano monologhi prolissi e retorici. Il concetto che esprime è molto triste. Frankenstein in realtà non è il nome del “mostro” ma del suo creatore, perché il “mostro” nel libro invece non ha nome. Questo “mostro” (continuo a metterlo tra virgolette perché poi così mostro non è) è in realtà una creatura d’intelletto, con nobili sentimenti, e supera di molto l’intelligenza del suo stesso creatore, che a suo confronto si dimostra un essere umano di mentalità ottusa che lo ripudia solo per il suo aspetto estetico “ripugnante”. E anche tutti gli altri personaggi che compaiono nel libri risultano ottusi e ottenebrati solo dall’aspretto estetico come metro di giudizio su tutto. L’autrice calca molto l’attenzione su questo concetto, ma non condannandolo, ma anzi esaltandolo, come se per lei fosse appunto giusto che chi esteticamente non è all’altezza degli altri venga quindi discriminato ed escluso da ogni felicità, non manca mai di ribadire quanto sia brutto e mostruoso il “mostro”, e anche quando dimostra di essere una creatura buona e caritatevole in cerca di affetto e comprensione, ciò gli viene negato solo e soltanto perché è brutto.
Io speravo che in cuor suo l’autrice avesse scritto il libro secondo una chiave di lettura diversa, a questo proposito sono andata a leggere la prefazione per cercare di carpire informazioni supplementari. Invece a quanto pare l’autrice stessa afferma di aver scritto questo libro nell’intento di ispirare semplici sentimenti di orrore, spavento e disgusto nel lettore, quindi è con un po’ di delusione che ho appreso che non ci sono messaggi subliminali nascosti e ciò mi fa provare solo una gran pena per tutta la vicenda in generale. Vi è troppo l’elogio del bello e la condanna del brutto, ne viene fuori un romanzo superficiale.
Non so… speravo di leggere un bel romanzo gotico e mi sono trovata invischiata in questioni che mi hanno fatto riflettere più che altro sulla mentalità ristretta del contesto nel quale questo libro è stato scritto.

voto:


martedì 23 aprile 2019

Recensione: EPEPE - Ferenc Karinthy

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.


Titolo: Epepe
Autore: Ferenc Karinthy
Editore: Adelphi
Traduttore: L. Sgarioto
Data di pubblicazione: 11 Giugno 2015
Pagine: 217
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Sinossi: Ci sono libri che hanno la prodigiosa, temibile capacità di dare, semplicemente, corpo agli incubi. "Epepe" è uno di questi. Inutile, dopo averlo letto, tentare di scacciarlo dalla mente: vi resterà annidato, che lo vogliate o no. Immaginate di finire, per un beffardo disguido, in una labirintica città di cui ignorate nome e posizione geografica, dove si agita giorno e notte una folla oceanica, anonima e minacciosa. Immaginate di ritrovarvi senza documenti, senza denaro e punti di riferimento. Immaginate che gli abitanti di questa sterminata metropoli parlino una lingua impenetrabile, con un alfabeto vagamente simile alle rune gotiche e ai caratteri cuneiformi dei Sumeri - e immaginate che nessuno comprenda né la vostra né le lingue più diffuse. Se anche riuscite a immaginare tutto questo, non avrete che una pallida idea dell'angoscia e della rabbiosa frustrazione di Budai, il protagonista di "Epepe". Perché Budai, eminente linguista specializzato in ricerche etimologiche, ha familiarità con decine di idiomi diversi, doti logiche affinate da anni di lavoro scientifico e una caparbietà senza uguali. Eppure, il solo essere umano disposto a confortarlo, benché non lo capisca, pare sia la bionda ragazza che manovra l'ascensore di un hotel: una ragazza che si chiama Epepe, ma forse anche - chi può dirlo? - Bebe o Tetete.


La mia opinione: Ammetto di aver acquistato e letto questo libro a seguito delle varie opinioni entusiaste e positivissime sia sui blog che su youtube. Questo in realtà non è un libro novità, è stato scritto e pubblicato per la prima volta nel 1970, ma è solo nel 2015 che la casa editrice Adelphi ha deciso di pubblicarlo, e ne è seguita dopo appena 2 anni l’edizione economica che è questa.
Questa piccola premessa per dire che le mie aspettative erano ovviamente altissime e non sono state del tutto soddisfatte, e allo stesso tempo sento comunque di avere letto un buon libro.
Una strana sensazione. Ma partiamo con ordine.
L’inizio di questo libro è folgorante, interessantissimo e mi è piaciuto tantissimo. Come mi è piaciuta tantissimo l’idea sulla quale si basa la storia che è originalissima e assolutamente inquietante. E’ una storia che mette l’ansia. L’argomento principale di questo libro è l’incapacità di comunicare. Essere in mezzo a tantissime persone eppure essere di fatto soli, soli in mezzo alla gente. La comunicazione può essere verbale, scritta o gestuale, ma comunque ci deve essere e questo libro fa veramente rendere conto che se manca totalmente non si può andare avanti. Epepe è di fatto geniale proprio perché fa riflettere su tematiche sulle quali non si è mai riflettuto. Però se devo giudicarlo non solo sul concetto che esprime ma anche sulla storia in sé e sulla gradevolezza della lettura allora devo purtroppo dire che da questo punto di vista sono rimasta delusa.
La storia come dicevo mi era piaciuta moltissimo all’inizio ma poi andando avanti diventa monotona e ripetitiva al punto che anche l’ansia iniziale sparisce per dare spazio a un senso di fastidio. Il protagonista viene descritto come un personaggio colto, istruito e più intelligente della media eppure non ho avuto questa impressione a causa delle tante ingenuità che commette e a livello di empatia con il lettore zero, l’ho sentito davvero molto distante. Infine il finale non mi è piaciuto.
Quindi, tirando le somme voto questo libro solo 3 stelline su 5 nonostante ne riconosca in pieno la genialità, nonostante sia davvero un bel romanzo a causa delle tematiche trattate, ma a mio avviso non è stato sviluppato bene e non posso giudicare un libro solo per le intenzioni.

voto:



Mini recensione: LOLITA - Vladimir Nabokov

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.


Titolo: Lolita
Autore: Vladimir Nabokov
Editore: Adelphi
Traduttore: G. Arborio Mella
Data di pubblicazione: 30 Ottobre 1996
Pagine: 395
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Sinossi: Fu un coro di indignate contumelie e di scandalizzate proteste quello che accolse Lolita nel 1955, e che gettò sul suo autore, fino a quel momento assai poco conosciuto, un'aura di "maledettismo" e di pornografia poi dura a sparire. Certo, la storia d'amore e di sesso fra il quarantenne Humbert Humbert e la ragazzina dodicenne il cui nome dà il titolo al libro non era di quelle che potessero lasciare imperturbata la pruderie dei lettori di allora. E tuttavia non era poi così difficile rendersi conto che Nabokov stava usando quella vicenda per molti versi estrema, per scavare nelle terrorizzanti profondità dell'animo umano, nei recessi che solo la passione - una passione senza limite, senza controllo, senza paura - può arrivare a toccare e a sconvolgere.L'irredimibile schiavitù dell'inquieto ed estetizzante Humbert nei confronti della pigra, capricciosa, imprevedibile Lo (o Lolita, o Dolores, o Dolly, o Lola che dir si voglia), dalla quale egli si fa condurre per lucida scelta fino nella cella di un penitenziario in attesa di un processo per omicidio, non è una semplice schiavitù d'amore: è soprattutto il segno drammatico di un destino di supremo disadattamento alla condizione umana, invano trascesa in nome di un raptus emotivo che si vorrebbe "divino".


La mia opinione: Chissà perché questo libro me lo aspettavo diverso e invece mi ha colta alla sprovvista. Scrittura molto bella e articolata, ma un po' difficoltosa soprattutto nella parte centrale. L'argomento del romanzo è parecchio spinoso, immorale, inquietante e non va assolutamente liquidato con facili pregiudizi perché in tal caso non se ne coglierebbero le mille sfaccettature. Certo, non è un libro di immediata interpretazione, avrebbe bisogno di una rilettura per poterlo comprendere a pieno. Un libro con una tematica controversa e folle che riesce con successo a far entrare il lettore nella mente di un personaggio moralmente abietto e malato, finendo addirittura per suscitarne la simpatia.

voto:


giovedì 11 aprile 2019

WRAP UP di Marzo 2019 - Il riepilogo delle mie letture (e polemiche varie...)

Ciao lettori, oggi riepilogo e recensisco le mie letture di Marzo 2019 nel solito video wrap up su YouTube e vi parlo anche di una cosa che mi è successa recentemente riguardo alle opinioni personali (ma a quanto pare sgradite) ai libri☹️
Per vedere il video click qui 🙂👇🏻📚


giovedì 4 aprile 2019

Recensione: LE VEDOVE DEL GIOVEDI' - Claudia Piñeiro

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.




Titolo: Le vedove del giovedì
Autrice: Claudia Piñeiro
Editore: Feltrinelli
Traduttore: M. Finassi Parolo
Pubblicazione di questa edizione: 6 Ottobre 2016
Pagine: 256
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Sinossi: Alla periferia di Buenos Aires, dietro alti muri perimetrali, al di là di cancelli rinforzati e affiancati dalle garitte della vigilanza, si trova il complesso residenziale di lusso Altos de la Cascada. Fuori, la strada, la baraccopoli di Santa Maria de los Tigrecitos, l'autostrada, la città, il resto del mondo. Ad Altos de la Cascada vivono famiglie facoltose che hanno lo stesso stile di vita e che vogliono mantenerlo, costi quel che costi. In quest'oasi dorata di pace e tranquillità, un gruppo di amici si riunisce una volta alla settimana lontano dalla vista dei figli, delle donne di servizio e soprattutto delle mogli che, escluse da questi incontri virili, si autonominano, ironicamente, "le vedove del giovedì". Ma una notte la routine si spezza rivelando il lato oscuro di una vita "perfetta".


La mia opinione: Un libro con una tematica inusuale, scritto anche in maniera inusuale e con struttura narrativa anch'essa inusuale. L'ambientazione è all'interno di un ricchissimo quartiere di Buenos Aires, realtà finora a me del tutto sconosciuta e nella quale mi è piaciuto curiosare. Il libro inizia come se fosse un thriller, per poi cambiare bruscamente visuale con un ritorno al passato e concentrandosi sulla vita di varie famiglie all'interno del quartiere di lusso prima del fatto che accade a inizio libro. La sensazione è di entrare nel quartiere di Desperate Housewives con in più recinzioni e sorveglianza a delimitare tutta la zona. Una storia che descrive la crisi economica argentina da una prospettiva nuova, dalla prospettiva di quella piccola percentuale di persone ce l'avevano fatta, dalla prospettiva dei privilegiati. Dopo aver descritto tutte le dinamiche di varie famiglie protagoniste della storia si arriva al finale dove ci si riallaccia nuovamente a ciò che era accaduto a inizio libro, dando finalmente un senso e un epilogo all'intera vicenda, non mancando di stupire. A me questo libro è piaciuto non solo perché ho trovato interessante la storia, ma anche per il modo discontinuo e originale di raccontarla, perché di libri con storie lineari se ne trovano fin troppe e io preferisco premiare l'originalità.

Consigliato? Sì! Soprattutto se volete leggere una storia diversa dal solito, che vi trasporta in una realtà diversa dal solito, questo è il libro che fa per voi.

voto: