La mia recensione su "Maledetta primavera" di Paolo Cammilli, successo mediatico che la Newton Compton ha deciso di pubblicare dopo l'ampio consenso dei lettori. Devo ammettere che come tipologia di romanzo non è esattamente ciò che prediligo, ma ciò non ha frenato la mia curiosità, perché a volte capita di avere sorprese dai libri che meno ci saremmo aspettati...
Titolo: Maledetta primavera
Autrice: Paolo Cammilli
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: Maggio 2014
Pagine: 350
Prezzo: 9,90 euro
Sinossi: A Settimo Naviglio, un grigio paesino nella periferia di Milano, la gente si annoia. Eppure basta una piccola scintilla per incendiare tutto. A spezzare la monotonia è un vecchio conto in sospeso fra un trentacinquenne un po' sfatto e una ragazzina strafottente. Carlotta è giovane, bella da mozzare il fiato, orgogliosa, e dolce con chi vuole lei. Ginevra, la sua amica del cuore, è ambiziosa e disposta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Insieme, si sentono padrone del mondo e giocano col fuoco. Ma c'è Fabrizio Montagnèr, che sogna a occhi aperti e rompe il loro equilibrio. Tutti e tre sono legati da un oscuro segreto che costringe Ginevra ad abbassare lo sguardo di fronte alla sua migliore amica. Intanto uno strano sentimento inizia a pulsare tra Carlotta e Fabrizio. Un amore tenerissimo o uno spietato gioco al massacro? A rendere tutto più torbido, due fatti sanguinosi e crudeli e una verità che riaffiora impietosamente, fra desideri, ricordi e ossessioni. Tra storie d'amore indimenticabili e insane passioni, amicizie pericolose e crimini efferati, "Maledetta primavera" ci costringe a vedere le macerie del nostro Paese. Una società alla deriva in cui tutto è spettacolo. L'Italia morbosa nella quale anche un paesino miserabile può riscattarsi, diventando il palcoscenico del male. Un pezzetto di vita: beffardo, commovente e vero. Una battaglia tenera e crudele fra le scelte opposte della vita, fra l'estasi della vendetta e la malinconia del perdono, fra la ferocia e la dolcezza.
La mia opinione: Lo stile di scrittura di questo libro è colloquiale, talmente colloquiale, che sembra quando un amico al bar ti racconta una storia, parte magari da un certo punto, poi non si ricorda più bene e dice: "
no, aspetta un attimo, torniamo indietro di un anno perché prima era accaduto che...". Questo è quello che accade di continuo durante tutto il libro, continui rimandi al passato, ritorni al presente, cambi di personaggi, "
...e poi no, torniamo ancora indietro per farvi capire cosa era successo prima..." (rendo abbastanza l'idea?)
Oltre a questo la scrittura non è affatto scorrevole, pur essendo moderna e colloquiale, perché è frammentata, ci sono capitoli brevi di appena una facciata, o anche meno, che si rincorrono l'un l'altro e in ognuno il punto di vista in terza persona cambia, poi l'assiduo intercedere dal presente al passato non aiuta ad avere un quadro preciso della situazione e, soprattutto all'inizio in cui non si è ancora imparato a conoscere i personaggi, risulta tutto piuttosto ingarbugliato. Questo è solo per dire che il libro è opera di un principiante e si vede, dalla scrittura si capisce subito, non che io abbia nulla in contrario riguardo a stili alternativi, anzi, ci sono autori capaci di farlo e li adoro, nulla in contrario neanche ai flashback al passato... perché se sono riusciti e se sono congegnati bene possono fare di un romanzo un capolavoro, ma purtroppo non è questo il caso.
La storia in realtà non sarebbe male, nel senso... ci sono sicuramente delle buone idee, anche se messe insieme in modo alquanto maldestro, ma non posso negare che se si ha la tenacia di superare le prime 30-40 pagine (che sono le più pesanti proprio perché non si capisce ancora quali sono i personaggi e c'è un continuo passare convulsamente da un nome ad un altro) la trama sembra interessante, si ha la curiosità di proseguire, anche se i bramati colpi di scena che fa intravvedere l'autore fin da subito tardano ad arrivare, e quando arrivano, non sono mai quelli che ci si aspettava ma sono di minore portata.
Ma passiamo ad un altro punto dolente: i personaggi! Mi stupisco che vengano definiti come un ritratto generazionale, perché in realtà sono solo il ritratto del mondo televisivo, sembrano usciti da una puntata di "Uomini e donne", un mix tra tronisti, calciatori, veline, subrettine e presentatrici tv, non vedo proprio come personaggi del genere possano ricalcare un modello in cui riconoscersi. Sono senza spessore alcuno, ritagliati nella carta velina. Io non mi lamento della mancanza di ideali, o della loro superficialità, questo ci può stare, non speravo di trovare modelli di virtù o dai nobili obiettivi di vita (sai che noia...) ma per rendere interessanti dei personaggi odiosi e pieni di sé come quelli che campeggiano nel libro ci vuole una certa maestria di linguaggio, cosa che qui manca. Quello che rimane sono solo personaggi senza personalità, senza spontaneità, sembrano studiare a tavolino ogni piccolo gesto, ogni frase, non si riesce ad affezionarsi a loro. Sono tutti, nessuno escluso, degli "
scemarelli", parola che piace all'autore al punto da ritrovarsi più e più volte nel testo.
"Maledetta primavera" vuole essere un romanzo di vendette del passato, vuole mischiare al suo interno il mistero, il thriller e l'immancabile rosa, ed è sicuramente un progetto ambizioso, ma ancora troppo acerbo per considerarsi un romanzo vero e proprio. Avrebbe potuto essere un'ottima bozza per la formulazione di un romanzo in futuro se l'autore ci avesse dedicato sopra ancora un po' di tempo, dato che comunque le basi di una buona trama c'erano tutte, ma per quel che mi riguarda anche il tanto chiacchierato finale non mi è piaciuto, il colpo di scena che svela finalmente il mistero l'ho trovato debole, l'epilogo della
love story davvero insoddisfacente.
Acquisto consigliato? Non lo consiglio, a meno che non facciate parte di quella porzione della popolazione italiana infatuata persa di reality show, gossip, e tv spazzatura. In tal caso potreste trovare davvero appassionante questa lettura.