venerdì 25 ottobre 2019

Recensione: DIARI di Sylvia Plath

Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.



Titolo: Diari
Autrice: Sylvia Plath
Editore: Adelphi
Traduttore: S. Fefè
Data di pubblicazione: Marzo 2004
Pagine: 433
Genere: diari personali
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Sinossi: Quando si comincia a leggere questi diari si ha l'impressione di seguire le febbrili annotazioni di una bella ragazza americana che scopre l'Europa: tutto vibra, tutto sprizza energia, c'è un senso di attesa che si impone su tutto. Ma presto ci accorgiamo che le cose non stanno così. O meglio, non soltanto così. E ci immergiamo in una lettura sempre più appassionante e talvolta angosciosa: il giornale di bordo di una sensibilità acutissima, lacerata e drammatica, quella di una scrittrice che per i suoi versi e per il suo tragico destino è diventata un emblema, un vero culto, per molti lettori.


La mia opinione: Allora, inutile dire che avevo aspettative IMMENSE per questa lettura. E trattandosi di diari personali è anche un po’ ingiusto giudicare e dare dei voti, perché non è di certo un lavoro che l’autrice pensava di pubblicare.
Il problema è che sono rimasta delusa da questa lettura, ma non per i suoi contenuti, che ripeto, sono diari personali, i pensieri di Sylvia possono piacere o non piacere, ma sono rimasta fortemente delusa dal fatto che questi diari siano incompleti (anzi, oserei dire gravemente incompleti) e che ciò non sia stato riportato in copertina come avviso.
Non sono quindi i suoi diari integrali ma solo una parte, e tra le parti mancanti mancano dei periodi davvero fondamentali per comprendere appieno la sua vita e il suo malessere di vivere.
Come forse già saprete Sylvia soffriva di disturbo bipolare e aveva episodi di depressione, da ragazza Sylvia era ossessionata da 2 cose: voleva affermarsi come donna di intelletto, come scrittrice, e al tempo stesso voleva fortemente avere una relazione sentimentale. Nell’epoca in cui è vissuta e con la rigida educazione ricevuta per lei non era possibile pensare ad una relazione sentimentale fuori dal matrimonio, e quindi la sua ossessione era quella di trovare marito, ma al tempo stesso aveva paura che una volta sposata sarebbe stata una donna repressa e non più libera di essere sé stessa e di diventare una scrittrice. Quindi desiderava tanto un marito, ma era spaventata delle conseguenze, aveva paura di avere figli, aveva paura di essere annullata nel ruolo di moglie e madre e nei suoi diari tutto ciò è riportato con una forza disperata.
Lei da una parte odiava essere donna perché pensava che le donne fossero schiave delle convenzioni, ma al tempo stesso non si sentiva di combattere e di ribellarsi. Fino a circa 1/3 del libro il suo diario è meticolosamente trascritto, poi ad un certo punto ecco uno dei primi vuoti, Sylvia si sposa e nulla di ciò viene riportato sui diari.
Un attimo prima avevamo una Sylvia che ancora non si era neanche fidanzata e nella pagina dopo troviamo una Sylvia già sposata. Questo salto temporale l’ho odiato, chissà quanti pensieri sono andati perduti in quel lasso di tempo. Subito non riuscivo a capire il perché di quel vuoto temporale, poi alla fine l’ho capito (i diari non sono integrali!!).
Comunque, tornando al diario, La vita di Sylvia da sposata è piena degli stessi interrogativi di prima, vorrebbe essere una donna indipendente, vorrebbe essere una scrittrice, per un certo periodo fa l’insegnante, ma vorrebbe anche essere una brava moglie come gli è stato impartito nella sua educazione. Sa che ogni brava moglie deve avere figli e lei è combattuta perché prima vorrebbe essere affermata professionalmente. Anche qui per un periodo i suoi pensieri, a volte lucidi, a volte deliranti e quasi sempre contraddittori, vengono riportati piuttosto fedelmente e ne esce un quadro davvero affascinante.
Io ho amato i pensieri di Sylvia, anche se a volte affermava una cosa e la volta dopo affermava il suo contrario. Però questa era parte di lei e del suo disturbo bipolare. Però poi succede che rimane incinta e da qui c’è un vuoto assoluto nei suoi diari. I suoi diari finiscono qui.
Dire che ci sono rimasta male è dire poco. Da quel momento Sylvia avrà il primo figlio, poi avrà anche il secondo figlio, poi il suo matrimonio andrà a rotoli e lei si suiciderà dopo pochi mesi dalla nascita del secondo figlio.
Nessun suo pensiero di questo periodo di 3 anni è riportato.
Niente.
Eppure chissà quanto avrà scritto.
Il suo ex marito, il signor Ted Hughes, ha trovato i suoi diari e li ha eliminati parzialmente perché disse che non voleva che i suoi figli li leggessero mai.
Mi spiace ma avrei voluto più trasparenza da parte della casa editrice.
Nella quarta di copertina viene scritto: “questo volume raccoglie parte dei diari che la Plath scrisse tra il 1950 e il 1962. Ma non è vero. I diari si fermano nel 1959, e i pochi e unici scritti successivi (una decina di pagine in tutto) non fanno parte del suo diario vero e proprio ma sono solo degli esercizi di scrittura che la Plath fece per esercitarsi appunto nell’arte dello scrivere in previsione di altre sue poesie o romanzi, che non aggiungono nulla ai pensieri della Plath, nulla di rilevante sulla sua vita e sul suo stato d’animo. I suoi ultimi 3 anni di vita non ci sono. Quindi mi sono sentita presa in giro.

voto:


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