Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.
Titolo: Mister Pip
Autore: Lloyd Jones
Traduzione: Andrea Sirotti
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: Settembre 2007
Pagine: 218
Prezzo: 14,50 euro
Sinossi: Il tempo sospeso dell'embargo imposto a un'isoletta ribelle del Pacifico presenta alla piccola Matilda solo giorni tutti uguali; persino la lotta tra i "pellerossa", i soldati governativi, e i "rambo", guerriglieri contrari alla miniera dei bianchi, sembra destinata a sfiorare appena la vita del suo villaggio. Ma l'ultimo uomo bianco rimasto sull'isola, il bizzarro Mr Watts, ha in serbo una curiosa sorpresa per i bambini della scuola: leggerà loro il piú bel romanzo di Mr Dickens, "Grandi speranze". Combattuta tra una madre severa e religiosa, dai rari e luminosi sorrisi, e quel maestro improvvisato - eccentrico, malinconico e pieno di fantasia - Matilda trova rifugio nell'Inghilterra vittoriana, dove scopre amicizie e avventure, un mondo tutto nuovo e la cosa piú importante: la propria voce, il tesoro prezioso che non la abbandonerà mai piú. Cosa accade, però, quando i confini tra personaggi di fantasia e vita autentica si fanno più labili, quando le differenze tra scrittore e lettore diventano tanto sfumate da risultare indistinguibili? Sarà Mr Watts a cercare, con la forza del racconto, di affascinare bambini, adulti e guerriglieri, per tenere lontano dal villaggio il conflitto... Eppure a volte gli incroci tra racconto e realtà possono rivelarsi pericolosi, e anche evocare personaggi immaginari come Pip può mettere in moto un'ottusa e inarrestabile macchina da guerra. Neanche la letteratura, però, sarà capace di fermare la violenza e la stupidità, e soltanto dopo molti anni, adulta lei stessa, Matilda potrà ricomporre i pezzi della propria storia: Mr Pip la riporterà a casa.
La mia opinione: Apparentemente è una storia semplice, apparentemente è un romanzo di formazione per ragazzi, apparentemente sembra un libro "defaticante" adatto ai periodi di svago e da alternare con letture più complesse. Dico "apparentemente" perché poi in realtà non è davvero così, in realtà durante la lettura mi sono resa conto che all'interno di questa storia c'è un caleidoscopio di storie e non è una lettura così semplice come avevo immaginato all'inizio. E poi è triste. E' un libro di una tristezza infinita, quella tristezza che rimane dentro come l'umidità nei muri. Non so se mi sia davvero piaciuto. In parte gran sì, è un libro interessante, è un libro per chi ama i libri, è un libro per chi in particolare ama "Grandi Speranze" di Charles Dickens, perché questo romanzo della Londra vittoriana viene continuamente menzionato, vengono letti ed analizzati dei brani, vengono fatti dei parallelismi tra la storia di "Grande speranze" e la storia di questo libro, ambientato in una piccola e remota isoletta dell'oceano pacifico, scosso dalla guerra divisionista tra tribù ribelli, che non ha davvero niente a che vedere con le ambientazioni Dickensiane, non ci potrebbe essere niente di più agli antipodi. Eppure riesce a costruirsi un ponte tra questi mondi così diversi e incompatibili. E' quindi un libro per chi crede nella forza d'evasione della lettura, per chi crede che i libri possano trasportare in luoghi magici e lontani e far dimenticare i propri problemi. Poi c'è anche il rovescio della medaglia. Succede che il viaggio nel mondo di "Grandi Speranze" fa sognare ma poi il risveglio è ancora più brusco, succede che mischiare la realtà con la fantasia può diventare pericoloso e che l'ignoranza e la cattiveria umana possono trasformare qualcosa di bello in qualcosa di brutto. Succede che il libro che ti ha concesso tanti momenti di evasione e ti salvato ti ha anche condannato. C'è molta ambivalenza e ambiguità all'interno di questa storia e solo leggendolo lo si può capire.
Lo stile di scrittura non è affatto perfetto, anzi lo definirei altalenante, situazioni cariche di dettagli si alternano ad altre non perfettamente descritte e forse è un fattore voluto, dato che la storia viene narrata come se fosse la stessa protagonista a narrarla dopo molti anni, come un ricordo in cui non tutto è rimasto ancorato nella mente allo stesso modo. Alcuni capitoli li ho trovati scorrevoli, altri lenti. Ci sono dei capitoli che mi hanno fatta rimanere incollata alle pagine, altri li ho trovati noiosi, e altri colpiscono inaspettatamente come pugni nello stomaco, e hanno un carico di violenza eccessivo e disturbante nel loro spietato realismo. "Grandi speranze" di Charles Dickens rimane comunque sempre sullo sfondo e nel bene e nel male accompagna per tutta la durata del libro, quindi un requisito quasi fondamentale prima di cimentarsi in questa lettura è quello di averlo già letto e apprezzato.
Consigliato? Solo agli estimatori di Charles Dickens, solo a chi ha amato "Grandi Speranze" e ne ricorda la storia. Non dico che la storia non la si può capire ugualmente, ma leggere "Mister Pip" senza avere letto "Grandi Speranze" è come leggere un libro a metà.