Titolo: L'isola della paura (Shutter Island)
Autore: Dennis Lehane
Traduzione: Chiara Bellitti
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: Maggio 2005
Pagine: 379
Prezzo: 17,90
Data di pubblicazione: Maggio 2005
Pagine: 379
Prezzo: 17,90
Sinossi: 1954, settembre. L'agente federale Teddy Daniels viene inviato sull'isola di Shutter, al largo di Boston, dove si trova l'Ashecliffe Hospital, destinato alla detenzione e alla cura dei criminali psicopatici. Deve trovare una detenuta scomparsa, Rachel Salando, condannata per omicidio, ma un uragano si abbatte sull'isola, impedendo qualsiasi collegamento con il resto del mondo. Ma sull'isola, niente è davvero quello che sembra, e gli interrogativi si accavallano: come ha fatto la Salando a sparire nel nulla? Chi semina strani indizi in codice? E cosa sta cercando Teddy Daniels? Una detenuta scomparsa, oppure le prove che all'Ashecliffe Hospital si fanno esperimenti sugli esseri umani, o ancora qualcosa di più profondo, che lo tocca personalmente?
La mia opinione: Letto sotto consiglio di molti (e perché stranamente non ho mai visto il film che ne è stato tratto) questo libro è stata una piacevole sorpresa. Ammetto che del prologo non ho capito niente (come la quasi maggioranza dei prologhi lo si dovrebbe capire successivamente...) ma dal capitolo 1 già la storia inizia a farsi chiara ed è affascinante soprattutto per l'originalità della tematica narrata. Di thriller ne sono stati scritti tanti, ma di thriller su un manicomio criminale sito in un'isola invece non direi, ed è senza dubbio questa una delle carte vincenti del libro. Come stile di scrittura è piacevole, scorrevole il giusto, descrittivo il giusto, da questo punto di vista quasi il libro perfetto oserei dire. Inoltre vi è una specie di tensione che si percepisce come se fosse nell'aria... all'inizio è latente ma proseguendo con la lettura aumenta via via in un crescendo, rendendo l'intero contesto davvero elettrizzante. Quindi analizzando questi aspetti è un libro riuscitissimo, ma certamente un thriller ambientato in un manicomio non può esimersi dall'avere una marcata componente anche psicologica, no? Infatti c'è, subito anch'essa è latente mai poi superata la metà del libro inizia a diventare esplicita. Non disdegno i thriller psicologici, spesso li trovo più interessanti dei thriller normali, e anche in questo caso la componente psicologica rende ancora più particolare, originale e interessante la storia. Unica piccola pecca è che nella seconda metà del libro alcuni paragrafi sono piuttosto onirici e confusi, febbrili oserei dire. Diciamo che se nella prima metà ero rimasta profondamente colpita dal crescendo di tensione che si veniva a creare, nella seconda metà ero sicuramente molto incuriosita di scoprire la verità, ma meno colpita di prima, e sul finale la piega che ha preso la storia, seppur molto inaspettata, mi ha leggermente delusa, perché la velocità in cui accadono gli eventi è molta e si arriva al finale bruscamente. Alla fine, dopo aver letto l'ultima frase dell'ultimo capitolo, sono rimasta qualche secondo a meditare con il libro in mano ancora aperto e sono tornata all'inizio del libro a leggere il prologo per vedere se finalmente sarebbe stato chiaro, ma no, non lo è stato proprio del tutto.
Un buon thriller, qualitativamente superiore alla media, ma con qualche difetto forse dovuto al taglio troppo cinematografico che gli è stato conferito. Prossimamente guarderò anche il film.
Un buon thriller, qualitativamente superiore alla media, ma con qualche difetto forse dovuto al taglio troppo cinematografico che gli è stato conferito. Prossimamente guarderò anche il film.