Disclaimer: non recensisco i libri in base a verità oggettive ma solo in base ad opinioni personali, quindi qualsiasi giudizio è soltanto una mia opinione.
Titolo: Norwegian Wood. Tokyo Blues
Autore: Haruki Murakami
Editore: Einaudi
Traduttore: G. Amitrano
Pubblicazione di questa edizione: Marzo 2013
Pagine: 399
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Sinossi: Per le strade di Tokyo, affollato crocevia di solitudini, Toru e Naoko, due ragazzi non ancora ventenni, camminano insieme in silenzio. Non sanno cosa dirsi, o forse hanno paura, parlando, di sfiorare il segreto che li tiene sospesi in mezzo alla folla: il ricordo di una sconvolgente tragedia che qualche anno prima li ha legati e divisi per sempre. Una struggente storia d’amore ambientata nel clima inquieto del Sessantotto giapponese, tra lotte studentesche e passioni culturali e politiche. Scandito da una colonna sonora d’eccezione, dai Beatles ai Doors, da Bill Evans a Miles Davis, il libro è il racconto di un’adolescenza che già sfuma nel mito.
La mia opinione: Una storia che nonostante sia narrata nell’arco temporali di 2 anni e quindi attraversi tutte le stagioni a me ha ispirato nella mente come un perpetuo clima autunnale. La narrazione è a posteriori come in un lungo e nostalgico flashback ed è un romanzo di formazione tardo adolescenziale, concentrandosi proprio in quell’intermezzo dall’adolescenza a l’età adulta. E’ un romanzo molto concettuale ed etereo, narra di solitudine e tristezza, di relazioni di amicizia e di amore malinconiche che istillano un senso di precaria vacuità. Non vi è mai un vero capirsi tra i personaggi di questo libro, ma è un po’ come se cercassero di comunicare senza riuscire ad entrare davvero in comunicazione. Ognuno è come separato dagli altri da una linea di demarcazione invisibile, i tentativi di comunicare non vanno mai completamente a buon fine, ognuno rimane afflitto dai propri pensieri e dai propri problemi senza riuscire a scalfire la superficie dell’altro.
Il ritmo narrativo è sempre molto pacato e introspettivo, però vi sono anche scene che risultano eccessive e disturbanti, quasi fuori luogo. Di certo non è un libro equilibrata, anzi, al contrario, l’ho trovato parecchio sbilanciato tra alti e bassi, quasi a voler ribadire la confusione mentale e l’inadeguatezza esistenziale dei personaggi.
Tra i temi ricorrenti del romanzo vi è in primo piano la depressione e il suicidio, la malattia e la morte, non è quindi un libro allegro e consiglio di astenersi dalla lettura chi è in uno stato mentale di infelicità.
PS= Vi consiglio caldamente di non leggere la prefazione, perché vi racconta nei dettagli ciò che stare per leggere.
Consigliato? Sì! Se non avete ancora letto nulla dell'autore consiglio di iniziare da qui. Questo libro è il più famoso della sua produzione e aiuta a capire un po' il suo stile anche se i suoi romanzi successivi risultano diversi.