La mia breve recensione su "L'inventore di sogni" di Ian McEwan.
Autore: Ian McEwan
Traduzione: S. Basso
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2014 (ristampa)
Pagine: 117
Prezzo: 9,00 euro
Sinossi: Un bambino sogna a occhi aperti e immagina di far sparire l'intera famiglia, un po' per noia e un po' per dispetto, con un'immaginaria Pomata Svanilina; oppure sogna di poter togliere al gatto di casa la pelliccia, di farne uscire l'anima felina e di prenderne il posto, vivendone per qualche giorno la vita, soltanto in apparenza sonnacchiosa; oppure sogna che le bambole della sorella si animino e lo aggrediscano per scacciarlo dalla sua camera... Fin dalle prime pagine di questo libro ritroviamo il consueto campionario di immagini perturbanti che sono un po' il "marchio di fabbrica" di McEwan. Specialmente nella prima stagione della sua narrativa l'autore britannico ci aveva abituato a profondi e terribili scandagli nel microcosmo della famiglia, e in quei mondi chiusi e violenti i bambini e gli adolescenti giocavano sia il ruolo delle vittime e sia quello dei carnefici.
La mia opinione: Pensavo che fosse un romanzo, invece è una raccolta di racconti. Il protagonista è sempre lo stesso, ma si tratta comunque di racconti, perché gli avvenimenti sono scollegati l'uno dall'altro. Questo mi ha un po' delusa perché come formula narrativa non fa per me, non mi cattura. E' scritto bene, ciò che mi ha positivamente colpita è la capacità dell'autore di descrivere le sensazioni e gli stati d'animo del protagonista in maniera perfettamente realistica e credibile. Però i racconti non mi hanno colpita. Li ho trovati banali e ripetitivi. E soprattutto ho trovato estremamente ripetitivo il fatto che la maggior parte di queste storie abbiano come elemento comune il sogno del protagonista di trasformarsi in qualcun altro.