Titolo: Meno di zero
Autore: Bret Easton Ellis
Traduzione: Marisa Caramella
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 185
Data di pubblicazione: 21 Giugno 2006
Prezzo: 10,00
Sinossi: Il romanzo di Ellis ha il ritmo di un video clip, la durezza dello slang giovanile alto-borghese e la forza della rivelazione. In scena c'è un gruppo di giovani e giovanissimi di Los Angeles, tutti biondissimi e abbronzatissimi, tutti viziati, ma in realtà trascurati da genitori infelici, depressi o assenti. Questi ragazzi, in vacanza prima della riapertura dei college, sperimentano tutto quello che la città offre: sesso facile, spinelli, cocaina, feste sempre più particolari, in un crescendo di amoralità e devastazione interiore che sconfina presto nell'orrore.
La mia opinione: "Meno di zero" è un romanzo di nichilismo estremo, come raramente mi è capitato di leggere. Anzi, direi con la massima certezza che mai prima d'ora mi era capitato un libro così, a confronto i vari "Trainspotting" o "Noi i ragazzi dello zoo di Berlino" impallidiscono. A rendere ancora più nichilista tutto il contesto è il fatto che i protagonisti non siano giovani disadattati figli del ghetto e della povertà, come è più facile pensare, ma ragazzi ricchissimi figli delle migliori famiglie di Los Angeles. Giovani adolescenti i cui genitori lavorano per il cinema hollywoodiano, che frequentano le migliori scuole. Hanno case da sogno, abiti firmati, le auto più costose, possono avere tutto ciò che desiderano, ma la realtà è che non desiderano niente e conducono le loro vite nell'indifferenza più assoluta verso qualsiasi cosa, tra droga e feste dove comunque nessuno si diverte e promiscuità sessuale che svolgono meccanicamente senza emozioni.
Di per sé la storia non ha trama, non è interessante da leggere, non ha colpi di scena inaspettati, non ha un finale degno di questo nome, ma l'autore è stato bravissimo a ritrarre questo scorcio di quotidianità in maniera così vivida che sembra di essere lì. E nulla è lasciato al caso. Lo stile di scrittura è piatto e ripetitivo, monocorde, così come i dialoghi, che sembrano sempre cadere nel nulla per l'incapacità dei personaggi di comunicare tra loro, e non solo tra coetanei ma anche nel rapporto genitore-figlio. Non è un libro piacevole da leggere ma scorre via leggero, e comunque, nonostante il mare d'indifferenza che viene descritto riga dopo riga, il lettore riesce a provare emozioni. Nella storia si trovano eccessi di tutti i tipi ma solo nella seconda metà si vi sarà una piccola escalation di violenza che scuote chi legge, e forse anche un po' il protagonista, che sembra capire la differenza tra giusto e sbagliato, ma non riesce comunque a importargliene qualcosa. Questo è un libro che una volta terminato non viene da dire "mi è piaciuto" o nessun'altra frase positiva, però rimane impresso e la scrittura dell'autore è un elemento che mi ha impressionata perché riesce totalmente nell'intento del descrivere l'indifferenza con una scrittura altrettanto indifferente, che infatti non si spertica in descrizioni dettagliate di nulla ma il lettore ha comunque la sensazione di avere assistito a tutto nei dettagli e ditemi se questa non è abilità di scrittura!
Ma se devo fare un'analisi più approfondita a distanza di giorni che lo ho letto mi rendo conto che la cosa del libro che più di tutte rimane impressa e sconvolge è il realismo esasperato che ne scaturisce, talmente forte che è impossibile pensare che questa storia sia frutto, anche in piccola parte, dell'immaginazione; la sensazione più accreditata è che siano esperienze dirette dell'autore stesso e della sua adolescenza, ed è forse questo l'orrore più grande.
Di per sé la storia non ha trama, non è interessante da leggere, non ha colpi di scena inaspettati, non ha un finale degno di questo nome, ma l'autore è stato bravissimo a ritrarre questo scorcio di quotidianità in maniera così vivida che sembra di essere lì. E nulla è lasciato al caso. Lo stile di scrittura è piatto e ripetitivo, monocorde, così come i dialoghi, che sembrano sempre cadere nel nulla per l'incapacità dei personaggi di comunicare tra loro, e non solo tra coetanei ma anche nel rapporto genitore-figlio. Non è un libro piacevole da leggere ma scorre via leggero, e comunque, nonostante il mare d'indifferenza che viene descritto riga dopo riga, il lettore riesce a provare emozioni. Nella storia si trovano eccessi di tutti i tipi ma solo nella seconda metà si vi sarà una piccola escalation di violenza che scuote chi legge, e forse anche un po' il protagonista, che sembra capire la differenza tra giusto e sbagliato, ma non riesce comunque a importargliene qualcosa. Questo è un libro che una volta terminato non viene da dire "mi è piaciuto" o nessun'altra frase positiva, però rimane impresso e la scrittura dell'autore è un elemento che mi ha impressionata perché riesce totalmente nell'intento del descrivere l'indifferenza con una scrittura altrettanto indifferente, che infatti non si spertica in descrizioni dettagliate di nulla ma il lettore ha comunque la sensazione di avere assistito a tutto nei dettagli e ditemi se questa non è abilità di scrittura!
Ma se devo fare un'analisi più approfondita a distanza di giorni che lo ho letto mi rendo conto che la cosa del libro che più di tutte rimane impressa e sconvolge è il realismo esasperato che ne scaturisce, talmente forte che è impossibile pensare che questa storia sia frutto, anche in piccola parte, dell'immaginazione; la sensazione più accreditata è che siano esperienze dirette dell'autore stesso e della sua adolescenza, ed è forse questo l'orrore più grande.
Condivido il tuo pensiero, "Meno di zero" ti lascia l'amaro in bocca...
RispondiEliminaL'ho prenotato... mi hai incuriosito. Avrei bisgno di un consiglio. Ti aspetto da me.
RispondiElimina